Caffè & brioche

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In una mattina che già alle 8 ti viene da pensare che sarà la Giornata del vaffa, con la pressione arteriosa in deciso e costante aumento, scorgi vicino a un liceo due ragazzini che, tenendosi mano nella mano, camminano allegri e felici guardandosi negli occhi e infischiandosene dei malumori che li circondano. Avranno tempo, per cambiare idea e umore: ora si godano il loro tempo, che li emozionerà fino ai capelli grigi.

A chi parla di “consumo responsabile” e di “chilometro zero” come fossero virtù teologali: adesso i cinesi, causa coronavirus, consumano in modo molto responsabile, quasi parco; e solo prodotti cinesi. Mandando così in rovina i cattivi italiani che esportano lì vino, arance, vestiti, accessori, mobili, macchinari… Vita tua, fame mea

Mio figlio di dieci anni ieri sera era in castigo, come sempre. Niente tivù. Allora è andato in camera sua, a disegnare. Invece no, si è messo a scrivere una riforma della giustizia mentre indossava il pigiama. Riforma che ora sto confrontando con quella ideata dal ministro Fofò Bonafede. In diversi punti è più convincente, quella che ha tratteggiato mio figlio…

Vincenzi don Adriano

Un altro piccolo pezzo della nostra vita che se ne va. È scomparso dopo una lunga malattia mons. Vincenzi, don Adriano per quasi tutti. Chi l’ha conosciuto, non lo dimenticherà. Chi non l’ha conosciuto o non sia chi sia (stato), s’è perso una delle migliori teste della Chiesa veronese. Di Verona.

Ognuno ha i suoi problemi, il mio è il caldo primaverile al 10 febbraio. Si risparmia in metano per scaldarsi, ma gli alberi stanno già mettendo le gemme. Significa che a marzo, alla prima botta di freddo, addio olive, addio ciliegie, addio noci. Come l’anno scorso. Come i prossimi anni?

Il Coronavirus? Non si arresta. La risposta italiana? Ferma e all’avanguardia. Renzi? Minaccia la crisi. Le opposizioni? Dicono che il governo è al capolinea. Gli arresti? Eccellenti e clamorosi. Sanremo? Non si attenuano le polemiche (di qualsiasi tipo, a scelta). Poi un po’ di calcio e uno scomparso famoso o giù di lì. Adesso Sanremo, ieri incendi in Australia, o Brexit, o Trump, o emergenza climatica. Da un po’ latita il maltempo. Tutto molto avvincente e vario.

Al di là della splendida vittoria dell’Hellas, rimane che andare al palazzetto a vedere la Tezenis con i figli è un momento di divertimento senza alcun pericolo. Andare al Bentegodi sempre con i figli, è come portarli dentro una terapia intensiva fatta di violenza, parolacce, maleducazione. Una guerra. Non so se gli spettatori siano gli stessi. Ma non credo. E spaventa come si sia ridotta una fetta dell’umanità che ci è più prossima.

Ricapitolando: il ministro degli Esteri del governo a trazione Cinque Stelle, Luigi Di Maio, ha invocato una grande manifestazione di piazza contro alcuni provvedimenti in discussione all’interno del governo a trazione 5 Stelle di cui Di Maio fa parte. Cioè manifesta contro se stesso e il suo partito. Nemmeno Toninelli dopo tre caffè di fila. Poi qualcuno fa robuste analisi politiche su come mai quel partito sia passato in soli due anni dal 32% al 4. Ai quattro gatti, se continua così.

La follia di questo virus cinese sta avendo conseguenze per nulla simpatiche nei confronti della comunità cinese in Italia, a Verona. Un amico di origine cinese e con due figli italianissimi, mi raccontava che la gente gira alla larga dal suo negozio: non sia mai che abbia il Dna infettato… Solo che gli affari languono, così come in molte altre attività gestite da chi ha “gli occhi a mandorla”, che siano poi cinesi, giapponesi, vietnamiti, addirittura filippini non interessa alla psicosi collettiva che alberga in noi. Alla larga, sono untori. (Ps.: non ho capito: i figli di quelli che non li vaccinano, potevano entrare nelle scuole con i loro virus, mentre i figli di cinesi che magari sono stati a migliaia di chilometri di distanza dal Coronavirus, quelli no? Che tipo di Prosecco bevono certi presidenti di Regione leghisti?).

Chissenefrega del Coronavirus, di Amadeus, di Lazio-Hellas, delle elezioni nell’Iowa: stasera tornano i Ricchi e Poveri! Con le dentiere e i girelli d’appoggio, ma appunto chissenefrega. Sono stati l’infanzia, le trasmissioni su Rai Uno quando c’era solo Rai Uno, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, la pietra tombale sul cantautorato impegnato e sinistro con la loro “che te ne frega, sarà perché ti amo”. Sanremo 1981, vinse l'immensa Alice, allora il Festival ancora lo guardavo. Chissenefrega se l’ultima canzone che i quattro di Genova hanno inciso risale a tempi in cui l’attuale umanità in buona parte non era ancora nata: quando vedrò il sorriso un po’ anfetaminico della brunetta, affiancata dopo quarant’anni alla lumacona bionda, scatterà lo squarciagola: “La prima cosa bellaaaa…” e penserò nostalgico alla giovinezza. (Speriamo non si spacchino un femore, però).