Il card. Gianfranco Ravasi, invece che occuparsi di verniciatura delle strisce pedonali, ha twittato le parole dette da un certo Gesù di Nazareth alcuni anni fa: “Ero straniero e non mi avete accolto”. Il pericoloso sovversivo non è più presente su questa Terra, ma certe cose dette o fatte sembrano ancora di attualità. Eppure queste parole sono state sommerse dall’odio di molti frequentatori della Rete che, invece di occuparsi della verniciatura delle strisce pedonali, hanno diverso tempo a disposizione per vomitare molte care cose nei confronti di Ravasi, della Chiesa, del Vaticano e di quel tale Gesù. Per fortuna già lo sappiamo: non praevalebunt.
Quante ore passa un ragazzino davanti al suo smartphone? Una domanda che suona come il: quante ore passa un ragazzino davanti alla televisione? che si faceva qualche anno fa. È cambiato lo schermo – più piccolo – e la fruizione: più attiva. Le generazioni che si sono rincretinite davanti alla televisione, in fondo stavano passivamente lì, sul divano, immerse in cartoni animati e telefilm demenziali. Ora si rincretiniscono in altro modo. Un progresso c’è sempre, in questa vita.
Noooo! Non fanno più l’Ikea a Verona! Con lei, i cento e passa negozi che si portava appresso, perché questa è una città praticamente priva di botteghe-mercatini-bancarelle-eventi-supermercati e vi volevano proprio! Ci toccherà ritornare ancora a Padova (90 km, 40 euro minimo tra carburante e autostrada) o Brescia (pochi km ed euro in meno) per andare a comprare due candele colorate e le gustose polpettine appena appena pesantucce. Passare quei meravigliosi pomeriggi facendo slalom tra comodini e lampade, cercando figli che si perdono nella calca e commessi che ti spieghino come un pacco si trasformi in un armadio. Noooo….
Stiamo scrivendo la didascalia alla foto del nuovo governo da pubblicare sul giornale. Ci mettiamo in due ad identificare i ministri. Un’impresa, la foto non è enorme. Ad un certo punto si discute di tal Bussetti. No, Busetti, dice il sito del Governo. Ma i giornali scrivono Bussetti… Hanno ragione loro. Nemmeno i siti ufficiali sanno chi siano. E vabbè. Manca uno. Ma chi è questo? E via a ri-scorrere tutta la lista dei ministri… Niente. Poi, l’illuminazione: ma quello è Conte! Cioè il presidente del Consiglio. Si ride per non piangere. Speriamo che non ci facciano né ridere, né piangere.
Si può essere più o meno d’accordo con le opinioni sulla famiglia che ha il neo-ministro, il veronese Lorenzo Fontana, ma bisogna considerare che ha il diritto di avere le sue opinioni. Ed essendo un politico, non le ha mai nascoste e per quelle è stato votato. Invece, per averle semplicemente espresse, è stato investito da una “bufera” che, come base, aveva il concetto: sta zitto oppure pensala come noi. Perché in Italia ci sono opinioni che si possono avere ed esprimere pubblicamente, e altre no. Intendiamoci: Fontana non ha fatto l’elogio dei lager nazisti o il peana alla pedopornografia. Ha semplicemente detto che, per lui, il diritto di famiglia è quello codificato dalle leggi italiane (pensa te che eresia!) e che, in buona sostanza, le “varianti” alla Elton John non gli fanno fare la ola di gioia. No, non si fa. Si chiede scusa e si aggiunge umilmente: quali opinioni devo avere?
Un esperto con il pallino della fotografia ha avvistato sui cieli di Campagnamagra, alle porte di Vigasio, un paio di esemplari di storno roseo, che a quanto pare è rarissimo e ci tiene tanto a rimanere in vita. Perché, appena la coppia ha saputo che da quelle parti si fa una sagra in cui si combina tutto con la polenta, ha pensato bene di volare via a velocità spaziale…
Colti gli inequivocabili segnali che portano alla direzione di un governo politico (innumerevoli i casi di parlamentari colpiti da dissenteria somatica per la paura di un rapido ritorno al voto), Sergio Mattarella ha richiamato al Quirinale i due dioscuri Salvini-Di Maio, proponendo loro un accordo: ok all’esecutivo se si sposta Savona da un’altra parte. I due, per qualche secondo sono rimasti basiti, si sono guardati negli occhi, poi uno di loro ha preso il coraggio tra le mani e ha chiesto al presidente: verso Genova o verso Imperia?
È vero, nel caso Melegatti non tutto è perduto: dalle macerie si può ricostruire un ponte. Ma è sempre meglio non buttarlo giù, e nel caso della celebre azienda dolciaria veronese non è stato fatto molto per tenerlo su. Dal fallimento magari nasceranno nuove opportunità: il marchio c’è, è appetibile come erano appetibili i pandori che sfornavano gli stabilimenti Melegatti. Falliscono pure le aziende che producono estrusi in alluminio o caldaie industriali, ma colpisce molto di più la chiusura di una realtà che entrava nei nostri piatti, e nel nostro immaginario. Ma il vero problema è un altro: in molti hanno perso il lavoro. E questa sì che è una tragedia. Urge ricostruire.
Avete fatto il pieno all’auto? Avete lasciato al benzinaio un rene per pagarlo? Sappiate che avete contribuito, con i vostri soldi, a: ricostruire Firenze dall’alluvione del 1966, il Friuli e l’Irpinia dai terremoti di 1976 e 1980, Longarone dopo il Vajont, pure il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri siglato nel 2004. Per una piccolissima quota, stiamo ancora pagando i costi della guerra in Abissinia che il Crapone volle fare a tutti i costi nel 1935. Voleva lasciarci in eredità un Impero, ci ha lasciato un’accisa sui carburanti che tra non molto festeggerà i cent’anni.
Una ragazza che ritorna, una ragazza che se ne va. Dal Pakistan è tornata a Verona Farah, la studentessa che ha passato momenti drammatici proprio nel Paese asiatico e proprio dalle mani della sua famiglia: è stata fatta abortire perché al padre quella gravidanza non andava giù. Ha chiesto aiuto, gliel’abbiamo dato, è tornata e ora si sente protetta. E per un sorriso che si accende, una lacrima che scende per l’assurda sorte di Chiara, che ha perso la vita per una sciocchezza, per un salto incauto che si è trasformato in una tragedia. Chiara ha donato i suoi organi, i suoi genitori vedranno la sua vita continuare in altri. Una piccola luce nella notte buia che ora li sta circondando.