Caffè & brioche

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Ti immagini il giovane Giulio Andreotti, braccio destro di De Gasperi, che riscrive lo statuto di fondazione della Dc, cancella il nome dello statista trentino e inserisce il suo come fondatore? O Bettino Craxi, che all’epoca non era ancora nato, inserire il suo nome tra gli antichi fondatori del Partito Socialista? No, non te lo immagini, non fa né ridere né piangere, ma sembrerebbe semplicemente assurdo, inconcepibile. Fino a quando leggi che il giovane Luigi Di Maio è diventato con un tratto di penna il fondatore di un movimento politico nato quando lui era ancora uno studente liceale. E come diceva quel tale: contenti loro, contenti tutti.

All’indomani dell’8 marzo e di tutti i discorsi sulla parità di genere, è mai possibile che l’Ucraina dichiari Al Bano pericolo per la sicurezza nazionale, e Romina no? Ma come? È quando stanno assieme che sviluppano i pericoli peggiori per chi li ascolta, per l’Ucraina, per l’umanità. E poi Romina, con quei suoi abiti da gattara e quella voce da campanello rauco, non è meno letale dei do di petto del viticoltore pugliese. A loro discolpa, c’è da dire che fanno danni da ben prima che sorgesse l’astro di Putin. A Vladimir si può imputare ogni nefandezza possibile, ma non Il ballo del qua qua.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conti e il ministro alle Infrastrutture Mandrake Toninelli a Valeggio per il taglio della prima lamiera d’acciaio che ricostruirà il ponte di Genova. Seguirà analisi costi-benefici.

Giorgio Almirante fu un signore. Elegante, misurato, onesto, con una passione politica che lo indirizzò tutta la vita. Fu un faro per molta destra italiana per decenni, una diga anticomunista in una società, quella degli anni Sessanta-Settanta, che scivolava pericolosamente verso una sinistra estremista e sovversiva. Non accettò inciuci, non bramò poltrone.

Giorgio Almirante in gioventù fu razzista e antisemita. La sua destra aveva forti sentori neo-fascisti, tenne bordone a quell’estremismo nero fatto di assassini e picchiatori che funestò anch’esso quei decenni di cui sopra. Politicamente, la sua posizione impedì la nascita in Italia di una destra conservatrice e liberale di stampo europeo.

A Giorgio Almirante si può dedicare una via di Verona? Scegliete voi.

Si può dare tutta la nostra solidarietà umana ai cittadini di Ca' di David che ogni giorno devono affrontare (magari più volte ogni giorno) il martirio di muoversi con la loro auto da e per Verona, in una coda interminabile e tra i miasmi di scarichi automobilistici? Si può e si deve. Anche perché, nel frattempo, non si muove foglia per risolvere questo problema, e loro sono sempre più figli di un dio minore, dentro il Comune di Verona.

Ci hanno raccontato, oggi, che quando si compulsano le pagine di Google, notizie comprese, non si attiva la funzione cerebrale che attiva la memoria. Leggiamo, ma non memorizziamo. Dicono, ed è vero. Se qualcosa è in internet o sul cellulare, perché ricordarselo a memoria? Però ogni vaccata messa su ad arte e “letta su internet”, ce la ricordiamo perfettamente per anni. Come mai?

Dice il quotidiano locale – quello per eccellenza – che a Verona è “corsa a quota 100” per pensionarsi. Immagini i partecipanti alla Straverona davanti all'Inps, e invece sarebbero “più di 900”. Che, su una popolazione di 900mila persone, in realtà uno su mille ce la fa. Ma Gianni Morandi appunto intendeva che a farcela non è mica una folla…

Non è passato nemmeno un anno e il movimento politico passato dal “vaffa” alle responsabilità di governo, si sta sciogliendo come neve al sole. Perché è più facile criticare, che fare. Per criticare, basta urlare “vaffa” a tutto e a tutti. Per fare, bisogna saper fare.

Dice: i giovani d’oggi si addormentano se si parla di Pil e non hanno una vaga idea di cosa sia la legge di bilancio o la stessa Unione Europea. Ma se chiedi loro di Fedez o di Asia Argento… Beh, ai nostri (vostri, loro) tempi, delle convergenze parallele s’interessavano gli addetti ai lavori e pochi altri; mentre di Soraya, Orietta Berti, lady Diana, Grace Kelly e sua figlia Carolina… L’unica differenza è che un tempo la gente si fidava degli eletti, li considerava capaci o comunque portava loro rispetto. Oggi i giovani non sanno nemmeno chi sia il presidente del Consiglio. Oddio, anche molti non giovani non lo sanno…

Alle mie puntualizzazioni sulla debolezza di questo esecutivo, sulle probabilità che presto entri in crisi, e che forse si ritorni a votare… il mio interlocutore – un personaggio con una certa esperienza politica alle spalle e un filo di cinismo tra le labbra – mi ha stoppato: questa legislatura durerà fino all’ultimo giorno disponibile. Magari cambieranno i governi, si inventeranno formule nuove, alleanze, alchimie strane. Ma il voto no. Dice che c’è una ragione di ferro dietro al suo ragionamento: buona parte degli attuali parlamentari è composta da scappati di casa senza arte né parte. Rinunciare a 10mila euro al mese per cinque anni, in nome della coerenza politica o delle mattane dei leader, proprio no. Sono occasioni che capitano una volta nella vita, soprattutto agli scappati di casa.