Caffè & brioche

stampa

La notizia è questa: il gruppo Veronesi ha deciso di dare un corposo premio di produttività ai suoi 8mila dipendenti in due modi, a scelta degli stessi: o un bonus in busta paga pagabile subito (e tassato tanto quanto), o l’adesione ad un welfare aziendale pieno di grazia: assistenza sanitaria e familiare, previdenza complementare, aiuti per i figli, voucher per le spese… Ma la vera notizia è un’altra: chi produce ricchezza, pensa che sia meglio redistribuirla a tutti coloro che concorrono a farlo. Se non per buon cuore, per interesse: così leghi i lavoratori alla propria azienda, così li gratifichi ma anche li sostieni. Non è solo una cosa buona: è intelligente.

Non per sminuire né il problema né l’allarme, ma la statistica secondo la quale uno studente su 5 ammette di consumare stupefacenti, e uno su due li vede girare a scuola, è più stupefacente della droga stessa. Significherebbe: decine di migliaia di liceali dediti a canne o peggio, e droga nei cortili delle scuole come nemmeno a Bangkok. Facciamo la tara… Detto questo, ben vengano test antidroga, cani fiutatori, pure punizioni corporali per chi spaccia: gente che non incontra la nostra simpatia personale.

Siamo dei convinti estimatori delle gesta del ministro Danilo Toninelli e ce lo gustiamo tutto, consapevoli che uno così non lo rivedremo mai più in simili posizioni (mai più? E Trump che passa dai programmi televisivi che nemmeno Rete 4 alla presidenza della principale potenza mondiale?). E siamo consapevoli che tutta la sua verve comica verrà rivalutata solo tra anni, com’è successo a tanti talenti della risata: Totò, Franco e Ciccio, Lino Banfi... Adesso ogni sua sciocchezza – ne dice due alla settimana, puntuale come un treno svizzero – viene schernita, vituperata, irrisa. Un giorno, a risentirle, faranno sbellicare dalle risate. Ti ricordi quando l’Italia è stata governata dal circo Medrano? E Toninelli? Era il migliore.

Non giudicare, non giudicare, non giudicare, non giudicare… Me lo ripeto come un mantra da anni, l’età mi ha regalato la consapevolezza che il mio ruolo non è quello di giudice di alcuno. Perché lo diceva già qualcuno più acuto di me, quando rammentava di prime pietre scagliate e di travi negli occhi. Aveva e ha ragione. Ma quando leggo di quel bambino di otto anni abbandonato in strada dal solito padre inesistente e da una madre che non voleva “accollarsi il fardello”, ecco che non capisco più niente.

Chi saranno i candidati veronesi alle prossime elezioni europee? L'argomento fatica ad appassionare, non perché le elezioni di maggio siano poco importanti (anzi, mai come questa volta votare sarà importante in un'Europa sempre più lacerata), quanto perché la proposta partitica è sempre inadeguata alla bisogna. Se in Europa dovrebbe andarci il meglio del meglio, qualcuno di voi ricorda un eletto veronese nelle ultime legislature? Un eletto anche non veronese?

In città piove e fa freddo, in collina nevischia e fa freddo, in montagna nevica e fa freddo. Lo so che è il primo febbraio ed è del tutto normale che… Ma m’ero abituato a raccogliere pomodori dicembrini tra le piante di banane della mia terrazza, che io e le migliaia di cimici che serenamente abitano a casa mia ci siamo rimasti male.

Anche senza tifare Chievo, ci si era affezionati alla “favola” di una squadra minore capace di entrare nel gotha del calcio nazionale. E quindi si sperava che, nella finestra di calciomercato invernale, la dirigenza acquistasse almeno una punta degna di questo nome, per supportare un Pellissier ormai viaggiante verso l’assegno Inps e un Meggiorini che non segna nemmeno se gli raddoppi lo stipendio. Invece abbiamo visto mettere in vendita pure gli accappatoi dei giocatori, segno di scarsa fiducia in una sempre più improbabile salvezza. Il colpo di grazia è stato l’acquisto – per così dire – di Schelotto, che tutti noi lo s’immaginava su una spiaggia oceanica intento a shakerare cocktail. Ezequiel, stupiscici, se ancora ti ricordi come si fa a giocare a calcio.

Allora: la Lega è un partito che prende voti soprattutto al Nord, molti in Lombardia, moltissimi nel Veneto. Ancor più voti li ha presi pure il Movimento 5 Stelle, in gran parte nelle regioni del Sud, dov’è quasi maggioritario. La Lega governa in Lombardia e in Veneto, che chiedono al governo nazionale – a guida Lega-5 Stelle – maggior autonomia finanziaria per le suddette regioni. In sostanza, i soldi devono rimanere qui (e non finire al Sud). Questo provvedimento dovrà essere votato anche dal Movimento 5 Stelle. Cos’è che mi sfugge?

È quando leggi che in Spagna hanno approvato una legge che concede giorni di astensione dal lavoro ai padri “per l’allattamento dei figli”, che ti rendi conto che il rischio vero del progressismo occidentale è quello di morire. Annegato nel ridicolo, più che nel latte.

Tutti gli assessori regionali competenti, di qualsiasi colore, confermano: non siamo minimamente pronti per partire col reddito di cittadinanza anche perché nessuno ci dice nulla. E, nel contempo, lo statista Di Maio celebra in gran pompa l’avvio del “suo” provvedimento. Finirà così. Una distribuzione di tesserine gialle a chi le richiederà (e poi, ma solo poi, si verifica se ne avevano diritto), un po’ di soldi pubblici distribuiti tra aprile e maggio, giusto a ridosso delle elezioni europee. Poi si vedrà. Insomma, una roba a mezzo tra Juan Peron e Achille Lauro, che regalava una scarpa all'ingresso del seggio elettorale e l'altra all'uscita. Scommettiamo?