Caffè & brioche

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Sulla Marmolada si è fatto un pezzo di guerra ’15-’18. Sulla Marmolada si sta facendo una nuova guerra, questa volta tra trentini e veneti. Perché qualcuno a Roma ha deciso che la vetta di una delle montagne più belle e simboliche d’Italia – finora spartita egualmente tra le due regioni – ora sia completamente di competenza trentina. Apriti cielo giù nel versante bellunese! No pasaran!, il grido di battaglia. E il Consiglio regionale veneto ha deciso di riunirsi in cima alla Marmolada per far capire che qui non si deflette di un millimetro. Ci sarebbe da chiedersi cosa voterebbe la Marmolada stessa, se sottoposta ad un referendum sulla Regione di appartenenza. Forse si guarderebbe intorno, e si chiederebbe quanti Comuni veneti stanno cercando in tutti i modi di diventare trentini, e quanti sono quelli trentini che hanno imboccato la via d’uscita…

Per fatto personale: se in Italia sono aumentati i poverissimi, d’altro canto devono pure essere aumentati i ricchi. Che stanno tutti in vacanza, visto che or ora non c’è libero nemmeno un monolocale con vista sulle ciminiere di Porto Marghera. Alberghi, agriturismi, appartamenti, perfino le tende nei campeggi sono affollate di quell’umanità che infatti non vedi in città dalla sera di venerdì a quella di domenica: è meraviglioso sdraiarsi in piena via Mameli senza il rischio che passi nemmeno una bici, ma se poi pure tu vuoi fare il Fantozzi che si accalca sui sentieri dolomitici o le spiagge tirreniche…

Basta first lady, è finito il loro tempo. Dopo Michelle Obama, che a ogni zappata d’orto finiva su tutti i giornali, è seguita Melania Trump che fa da sfondo – da graziosa carta da parati – all’ingombrante Donald. Nessuno conosce le mogli di Vladimir Putin, di Victor Orban, di Recep Erdogan: gli uomini forti hanno compagne nascoste. Pure del nostro Giuseppe Conte non si sa nulla, dopo la Veronica di Silvio e l’Agnese del Renzi che era la Michelle de noantri. L’unica rimasta è la moglie di Emmanuel Macron: ma si parla di lei per l’età (ha molti più anni del marito) e se non fosse per questo… 

L’altro giorno guardavamo una piccola pubblicità su un giornale che diceva: “Tedesco in 5 minuti”. Roba da lasciarti inquieto: viene il signor Tedesco e sta a casa tua solo 5 minuti? E a far che? Oppure viene proprio un tedesco? O lo incontri da qualche parte? O si diventa teutonici in un amen? L’unica che non c’è venuta in mente era forse quella reale: ti insegnano la lingua tedesca in 5 minuti. Impossibile, ovviamente. Oppure il titolo era sbagliato e quello giusto è: “per 5 minuti”. Poi scappi.

Stanno uscendo i primi strafalcioni prodotti dai nostri maturandi qualche giorno fa, nelle prove che ne hanno consacrato genio e asineria. Ma non sottovalutiamo quelle dei ragazzini di terza media, alle prese con materie a loro lontane come galassie: ad esempio la geografia. Personalmente abbiamo faticato, con un gruppo di essi, ad identificare dove sia Mantova. Che tutto sommato per un veronese non è Vancouver o Timbuctù. Quando è stata collocata in Trentino (le famosi Dolomiti mantovane), ci siamo arresi. Abbiamo spiegato che spesso dai nomi si può risalire ai luoghi: si pensi al Parmigiano Reggiano. Di dov’è? Di Parma, la risposta. E di? Reggiano. Noooo! Reggio! Sguardi perplessi. Reggio? Si fa il formaggio con il latte delle mucche parmigiane e con quelle calabresi? 

E la chiamano estate… cantava Bruno Martino un milione d’anni fa. Canzone che guardava al futuro: s’immaginava quella del 2018, che non ha nessuna voglia di fare il suo dovere. C’è appunto bisogno di una serenata per invogliarla a fare capolino. Perché se non ci regala l’afa (di cui ci lamenteremo in un prossimo Caffè), il sole che brucia, le notti passate in terrazza, le cicale che ci svegliano alle prime luci dell’alba, c’è il rischio che arrivi giusto il tempo per salutare, e lasciarci il non benvenuto autunno. Lo faccia almeno per i venditori di angurie, che non sanno se tenere botta o convertirsi al vin brulè.

La Spagna è fuori, la Germania è fuori, l’Argentina è fuori, l’Italia lo era da tempo, e io non mi sento tanto bene. E se il Mondiale lo vince la Svizzera? Vi immaginate che tipo di festeggiamenti faranno quegli allegroni degli svizzeri, senza gettare una carta per terra sennò kaputt? E le lo vincono i giapponesi? Oddio no, i giapponesi no! Non sanno nemmeno di averla, una Nazionale di calcio…

La Stampa, quotidiano torinese, ha pubblicato ieri la bozza che l’Austria vuole presentare ai partner europei sul tema dell’immigrazione. NON è previsto di prendere a fucilate chi vuole arrivare sul suolo europeo. Tutto il resto, sì. Una specie di barriera impermeabile rispetto all’esterno, e di progressivo svuotamento di chi già è arrivato qui. Una posizione così radicale, tra l’altro già perfettamente condivisa da almeno una decina di Stati comunitari, fa riflettere. Soprattutto la radicalità e perché ci siamo arrivati: ognuno faccia le sue riflessioni.

Sono arrivati fino alle porte della città, ma vi entreranno presto se non saranno fermati. Parliamo dei cinghiali, animali che sono diventati endemici nella nostra collina e montagna. Non hanno predatori naturali, si riproducono facilmente; soprattutto, sono un flagello per le coltivazioni e non sono per nulla simpatici quando te li trovi davanti. In particolare se c’è una mamma con i cuccioli. I maschi possono raggiungere stazze elevate e non esitano ad attaccare. Insomma, bene che finalmente la Regione abbia capito che bisogna abbatterne di più: 800 nella prossima stagione. Abbiamo cinghiali che circolano nelle colline, e lupi nelle montagne. Non s’incontrano, così i primi devastano orti e campi, i secondi attaccano vitelli e agnelli. Così com’è la situazione, la natura può essere pericolosa.

L’Italia è un Paese strano: riesce ad assommare il meglio e il peggio di qualsiasi cosa. Terra ricca di santi, e di malavitosi celebri. Di posti incantevoli, e di periferie da terzo mondo. Di treni all’avanguardia, e di ferrovie locali che ricordano sempre il famoso terzo mondo. Si sale su un convoglio ad alta velocità e ci si trova catapultati in un amen a Roma o Napoli. Si ha la sfortuna di dover prendere il treno che da Verona scende verso il Polesine, e si entra in una dimensione paranormale. Con un pensiero martellante: ma chi me l’ha fatto fare… Anche la Transpolesana in auto, a quel punto, diventa una bella giornata primaverile.