E poi dicono che non bisogna appiccicare etichette sulla faccia di nessuno… Però se oggi non ne hai un paio affibbiate – tipo le merendine: no ogm e senza conservanti – , non vai da nessuna parte. La nuova sindaca di Chicago non è una brava o capace persona. No, è “nera e lesbica”. E si preparano le elezioni americane dove s’ammassano candidati con la loro etichettina: “ispanica e giovane”, “ebreo e milanista”, “nativo americano e ipovedente”, “transgender e vegano”, “fuoricorso e ciclista”. E così via. Poi vince Trump.
Ci sono momenti e luoghi imprescindibili per chi ricopre alte cariche istituzionali, in Italia: le sedute in Parlamento, il Consiglio dei ministri, la Festa della Repubblica, i funerali di Stato, il Vinitaly…
Il sottosegretario alla Salute, cioè l’ex assessore regionale Luca Coletto, si dichiara «sostenitore della libertà di scelta (sulle vaccinazioni) a fronte di un’informazione capillare sui pro e i contro». Di grazia, quali sarebbero ‘sti benedetti “contro” alla vaccinazione dei nostri figli? Stiamo parlando di scienza, non di vaccate o di opinioni da bar. Quindi, emergano le rilevanze scientifiche che siano contro le vaccinazioni. Attendiamo, ma non troppo.
Bella, l’ho letta nella scuola di mia figlia. Suona più o meno così: “Se gli alberi funzionassero da wi fi per i telefonini, ne pianteremmo ovunque; purtroppo producono solo ossigeno che ci consente di respirare…”
Finalmente inizia ‘sto benedetto congresso delle famiglie che mi è personalmente costato una settimana di insulti da parte di chiunque si sentisse in dovere di farlo, in quanto giornalista di Verona Fedele e quindi sicuramente in combutta con la ghenga che l’ha organizzato. Quindi, sarei un portatore sano di clava da usare contro mia moglie nella caverna in cui viviamo, e di manganello da calare sulle teste di chi non appartiene a una “famiglia tradizionale”. A parte questo, sono contento di essere arrivato a un’età in cui m’è dato di vivere pure questo: spiegare che la mia famiglia è “tradizionale”, e quasi scusarmene. Se va avanti così, non esco più dalla mia caverna.
L’esperienza ci insegna che, quando la politica è incartata, la butta sulla fuffa, di solito ribattezzata “diritti” o “principi”. Vedi la famosa “battaglia” sulle coppie di fatto della Cirinnà (interi mesi!), oppure oggi la convegnistica sulla “famiglia tradizionale”, sul carro della quale sono saltati esponenti politici che razzolano diversamente da come predicano. La fuffa parolaia è perfetta nei casi in cui tutto il resto non procede, ed è strategia tipicamente italiana: se tutti gli altri problemi rimangono tali e costa tanta fatica risolverli, buttiamola sulle polemiche verbali. Danno l’impressione agli italiani che non è vero che sono lì a svernare ben pagati dalle nostre tasse, ma sono invece tremendamente impegnati sul fronte dei “diritti”. Gli italiani ci cascano sempre, d'altronde amano alla follia disquisire per giorni delle "dichiarazioni post partita".
Fate scorte alimentari, acquistate beni di prima necessità, munitevi di torce e/o candele: sta avvicinandosi l’Apocalisse! Almeno in città, a Verona: dove sabato e domenica sarà meglio stare barricati in casa, nemmeno ci fosse Hellas-Napoli e si abitasse in via Albere. Il prefetto ha sostanzialmente blindato la città, causa evento paragonabile a sisma, tifone, straripamento Adige o, addirittura, partita di calcio: il Congresso mondiale delle famiglie. Costrette sostanzialmente a non girare per la città. Salvateci!
Dice il titolo di apertura del Corriere della Sera: “Il voto agita la maggioranza”, intesa quella politica che governa l’Italia. Quale voto? Qualcuno si è offerto di mangiare meno Nutella in cambio di qualcosa? No: trattasi del voto regionale in Basilicata, nientepopodimeno. E questo voto li agiterebbe. Per i leghisti, a inquietare è la domanda: ma dove è ‘sta Basilicata? Per i grillini, il quesito: ma cos’è ‘sta Basilicata? Una roba di chiesa? Non siamo esperti. Domani saranno tutti più tranquilli.
E se poi, dopo il Convegno internazionale sulla famiglia, le sfilate e le controsfilate, le polemiche e le prese di posizione, i boicottaggi e i patrocinii, i documenti e gli slogan… tutto rimanesse come prima?
“Se il centro diventa Disneyland”, titola la copertina di Verona Fedele. Se questo è il capolinea, allora Paperon de Paperoni sarà uno dei pochi che potrà permettersi di vivere in centro, anche se la nota avarizia gli impedirà di spendere cifre folli per un banalissimo trilocale. Paperino si trasferirà dalle parti delle Golosine, dove andranno a scuola Qui, Quo e Qua, visto che le scuole del centro saranno sempre più sguarnite (quelle che rimarranno aperte). Topolino indaga.