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Libertà limitata

Il voto favorevole della capogruppo del Partito Democratico scaligero, Carla Padovani, alla mozione "per la prevenzione dell'aborto e il sostegno alla maternità" approvata dal consiglio comunale di Verona che aveva come primo firmatario il leghista Alberto Zelger è diventato un caso nazionale. Dapprima la reprimenda degna di miglior causa del segretario politico Martina; quindi addirittura la richiesta di espulsione dal partito da parte dell’ex ministro Orlando; inoltre l’invito alle dimissioni auspicato dalla responsabile del dipartimento pari opportunità Catizone. Infine la levata di scudi di alcune corifee della legge 194. Insomma, in via del Nazareno l’hanno presa davvero male. E sì che la libertà di coscienza, rivendicata da Padovani (che si è presa dell’ultracattolica, pensa te!), dovrebbe essere un must per un partito che si definisce democratico, progressista, aperto, plurale e inclusivo. Per non parlare del desiderio del segretario di «voler lavorare con le realtà cattoliche che hanno una visione generativa della società», espresso il giorno stesso – ieri – in un’intervista ad Avvenire. Appunto, proprio come quelle che supportano le mamme che decidono di non abortire. Lasciando ai vertici del Pd la soluzione del “qui lo dico e qui lo nego” una domanda sorge spontanea: c’è ancora spazio nel Partito Democratico per i cattolici senza se e senza ma (come Carla Padovani)?

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