Caffè & brioche

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Stavo pensando al Decreto liquidità, all’“adesso arrivano i soldi”, al modo in cui ci si può avvicinare a questa liquidità… quando mi sono venute in mente le parole di una celebre canzone dei Pink Floyd: “I soldi, dicono, sono la radice di tutti i mali oggi / ma prova a chiedere un aumento…”, o un un fido bancario…

Camminando per Verona, anche fuori dal centro storico, si nota la sostanziale fine di una piaga che ha abbruttito per decenni le nostre città: quello delle scritte selvagge che imbrattano i muri. Sconcezze, slogan politici, messaggi d’amore, vaccate varie, disegni e sgorbi… Uno schifo che costava fatica agli occhi e soldi ai proprietari degli edifici. Ora ci sono i graffiti, a volte così belli che uno passa volentieri per lo stradone che va a Santa Lucia solo per ammirarli.

Mancarmi la chiusura serale di lungadige San Giorgio a causa degli spettacoli al teatro Romano, con l’obbligo di fare un giro enorme per rimediare a quelle poche centinaia di metri… No, questo mai avrei pensato che potesse accadermi.

Trovata una soluzione per il filobus cittadino, ora impantanato e in attesa di una trovata tecnologica che gli permetta di ripartire (e di non fermarsi): le pile Duracell. Quando si ferma per esaurimento energia, l’autista scende, cambia quelle due-tremila pile necessarie per muovere il bus e si riparte. Facile, ecologico, senza necessità di binari a terra e fili appesi. Perché nessuno ci ha mai pensato?

Si diceva della mancanza di turisti (soprattutto gli stranieri) a Verona. È vero. Ma cosa fa Verona per attirare turisti in queste settimane? A parte la statua di Giulietta, s’intende. Sembra una città abituata a campare sugli allori, incapace di inventarsi qualcosa di nuovo, qualcosa di interessante almeno per i 60 milioni di italiani che comunque in questi giorni si stanno muovendo.

Terribile, girare per l’Italia e non vedere le facce bionde dei tedeschi, le auto targate Olanda, i pullman pieni di cinesi e giapponesi, gli americani uscire da hotel ai quali noi nemmeno ci avviciniamo… Il turismo è una benedizione per chi ce l’ha. Adesso ce ne accorgiamo in pieno.

Si parlava di zebedei anatomici, nelle parole urlate nel silenzio generale dello stadio vuoto tra gli allenatori Conte (Inter) e Juric (Hellas), e nella figura che entrambi hanno fatto davanti a qualche milione di telespettatori.

I numeri dicono che, dopo il lockdown, davanti alle partite di calcio alla tivù ci sta quasi la metà delle persone che le vedevano prima. È chiaro che la stagione invoglia a mangiare il gelato, piuttosto che a vedere Bologna-Sassuolo; che gli orari sono tali per cui arrivare svegli a metà del secondo tempo è un’impresa. Che ci sono partite ogni giorno, e l’effetto saturazione è dietro l’angolo. Ma mi piace pensare che… abbiamo altro da fare. Qualsiasi cosa, piuttosto di quello.

Se non arrivano gli stranieri, mezza economia va in sofferenza; ma se arrivano, si rischia di importare il Covid. Che fare? Rinunciarvi a cuor leggero? Rischiare? Si selezioni, si faccia come con gli africani: se arrivano in barcone, vanno respinti; se arrivano con volo aereo in prima classe, tanti calorosi saluti di benvenuto. Non sono “stranieri invasori", ma turisti. È il portafoglio a fare di un uomo un turista.

Ma con le nozze tra la veronese Agsm e la vicentina Aim, l’affare chi l’ha fatto? Tutti e due? Noi veronesi? O soprattutto Vicenza?