Caffè & brioche

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Il Coronavirus? Non si arresta. La risposta italiana? Ferma e all’avanguardia. Renzi? Minaccia la crisi. Le opposizioni? Dicono che il governo è al capolinea. Gli arresti? Eccellenti e clamorosi. Sanremo? Non si attenuano le polemiche (di qualsiasi tipo, a scelta). Poi un po’ di calcio e uno scomparso famoso o giù di lì. Adesso Sanremo, ieri incendi in Australia, o Brexit, o Trump, o emergenza climatica. Da un po’ latita il maltempo. Tutto molto avvincente e vario.

Al di là della splendida vittoria dell’Hellas, rimane che andare al palazzetto a vedere la Tezenis con i figli è un momento di divertimento senza alcun pericolo. Andare al Bentegodi sempre con i figli, è come portarli dentro una terapia intensiva fatta di violenza, parolacce, maleducazione. Una guerra. Non so se gli spettatori siano gli stessi. Ma non credo. E spaventa come si sia ridotta una fetta dell’umanità che ci è più prossima.

Ricapitolando: il ministro degli Esteri del governo a trazione Cinque Stelle, Luigi Di Maio, ha invocato una grande manifestazione di piazza contro alcuni provvedimenti in discussione all’interno del governo a trazione 5 Stelle di cui Di Maio fa parte. Cioè manifesta contro se stesso e il suo partito. Nemmeno Toninelli dopo tre caffè di fila. Poi qualcuno fa robuste analisi politiche su come mai quel partito sia passato in soli due anni dal 32% al 4. Ai quattro gatti, se continua così.

La follia di questo virus cinese sta avendo conseguenze per nulla simpatiche nei confronti della comunità cinese in Italia, a Verona. Un amico di origine cinese e con due figli italianissimi, mi raccontava che la gente gira alla larga dal suo negozio: non sia mai che abbia il Dna infettato… Solo che gli affari languono, così come in molte altre attività gestite da chi ha “gli occhi a mandorla”, che siano poi cinesi, giapponesi, vietnamiti, addirittura filippini non interessa alla psicosi collettiva che alberga in noi. Alla larga, sono untori. (Ps.: non ho capito: i figli di quelli che non li vaccinano, potevano entrare nelle scuole con i loro virus, mentre i figli di cinesi che magari sono stati a migliaia di chilometri di distanza dal Coronavirus, quelli no? Che tipo di Prosecco bevono certi presidenti di Regione leghisti?).

Chissenefrega del Coronavirus, di Amadeus, di Lazio-Hellas, delle elezioni nell’Iowa: stasera tornano i Ricchi e Poveri! Con le dentiere e i girelli d’appoggio, ma appunto chissenefrega. Sono stati l’infanzia, le trasmissioni su Rai Uno quando c’era solo Rai Uno, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, la pietra tombale sul cantautorato impegnato e sinistro con la loro “che te ne frega, sarà perché ti amo”. Sanremo 1981, vinse l'immensa Alice, allora il Festival ancora lo guardavo. Chissenefrega se l’ultima canzone che i quattro di Genova hanno inciso risale a tempi in cui l’attuale umanità in buona parte non era ancora nata: quando vedrò il sorriso un po’ anfetaminico della brunetta, affiancata dopo quarant’anni alla lumacona bionda, scatterà lo squarciagola: “La prima cosa bellaaaa…” e penserò nostalgico alla giovinezza. (Speriamo non si spacchino un femore, però).

E sempre a proposito del coronavirus, che sarà ricordato anche per le sciocchezze virali che hanno intasato il mondo: la più incredibile è stata la “notizia” di due ospedali costruiti appositamente dai cinesi per affrontare la drammatica influenza. In una settimana. Quando in una settimana di solito non si riesce nemmeno a concludere un progetto di ospedale, nemmeno a sistemare l’area in cui dovrà sorgere. È evidentemente una bufala colossale (cureranno gli ammalati sotto alcune tende chiamate ospedali?), ma ha fatto scattare in molti di noi la sindrome “quando c’era lui”, quella che saranno pure una dittatura comunista che non ti lascia respirare, ma loro sì che sanno fare le cose! Allora sì che i treni arrivavano in orario! Invece, con tutta questa libertà e questa democrazia, noi ci mettiamo due anni minimo a fare un ospedaletto! Beati loro…

Fanno veramente impressione gli appelli alla calma che fioriscono sui quotidiani italiani, attorniati da otto pagine otto ogni giorno sul dramma coronavirus, sulla Cina che…, sui cinesi che se ne vanno e gli italiani che tornano, sulla peste nera che in confronto era una passeggiata di salute eccetera. Però: calma e serenità.

Titola il Corriere della Sera: “Anche Zaia ha punti deboli: per sfidarlo in Veneto sono tre le parole chiave”. Sarebbero, per l’ex sindaco vicentino Achille Variati, ambiente, sanità e competitività. Ah ecco. Roba che a Zaia ancora adesso gli tremano i polsi. E se gli tremano così tanto, c’è il rischio che brindando si versi un po’ di Prosecco addosso…

Quindi, definitivamente, il Regno Unito di Gran Bretagna esce dall’Unione Europea. Com’è giusto che sia: Londra è sempre stata qualcosa a parte rispetto al continente. Su tutto e sempre. Ma la questione è stata vista come una tragedia, più da noi che da loro. E questo fa pensare. Ci tenevamo a Londra, o ci conveniva? E i britannici pro-Europa lo facevano per il cuore o per il portafoglio? La seconda in entrambi i casi. Ma a volte i cuori stanno dall’altra parte rispetto ai portafogli. O noi veneti avremmo dovuto sparare contro i piemontesi che venivano a “liberarci” dagli austriaci. Il cuore guardava all’Italia, ma se avessimo considerato il tornaconto…

Ok?

E a chi è contro le vaccinazioni e diventa matto solo a parlarne, niente vaccino (quando ci sarà) contro il coronavirus, ma cure omeopatiche, tanto yoga e vitamina C. Vediamo come se la cava. Giusto no?