Caffè & brioche

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Era il 1972 quando il re del Buthan, nazione tibetana a nord dell’India, proclamava che a lui non interessava tanto il Pil, quanto il Fil: la felicità interna lorda. Come dargli torto? Così: lui stava benissimo, immaginiamo. Il suo popolo sprizzava di felicità ma campava (allora) 40 anni in media. Quaranta. Poi, insieme al Fil, è arrivata la crescita del Pil, il prodotto interno lordo aumentato di venti volte da allora. E la felicità del popolo buthanese è cresciuta di pari passo con l’aspettativa di vita, ora arrivata ai 70 anni. Storiella da raccontare a chi sta godendo per le conseguenze che il virus sta portando all’economia e alle nostre abitudini di vita. 

Niente panico! Niente panico! Niente panico!!! Quindi chiudiamo gli stadi, i campetti da calcio, le balere, i ristoranti, le chiese, le scuole e gli asili, le frontiere interne ed esterne, i treni, i gabinetti pubblici… (i supermercati no, ci sarebbero state rivolte di piazza). Di bello c’è che il virus durerà fino a domenica, poi lunedì scuole riaperte e tutto come prima. O no?

Alessandro Di Battista (per chi non lo conosca: un leader del Movimento 5 Stelle, leader per mancanza di indizi), che ora è in Iran a far qualcosa, ha scritto che sta tornando in Italia a fare politica, «ma alle mie condizioni», ha minacciato. Quali? Basta equivoci sull’amatriciana: o guanciale doc o non se ne parla. Altrimenti ritorna in Iran.

Mi diventa un mito, il bisConte Giuseppe, uno che Alberto Sordi in confronto era un mostro di serietà. Ieri, e senza aver bevuto niente di particolare, ha dichiarato ai microfoni che la crescita del Pil dello zero virgola niente è «inaccettabile», e che tornato in ufficio avrebbe preparato «una cura da cavallo» per rianimare l’economia italiana. Ohibò, me l’immagino la scena: granduca Conte, il Pil sta solo allo 0,2… Ah no caro mio, è inaccettabile, se lo porti pure a casa, non lo voglio! E poi la “cura da cavallo”… Ma è lui che finge di fare il presidente del Consiglio da due anni!!! Finora cosa aveva somministrato all’economia italiana, fiori di Bach? Goccette omeopatiche? Teniamocelo stretto. Chiunque gli subentrerà, farà meno ridere.

Roboante Giuseppe Conte! È un mito, rimarrà nei libri di Storia. Anidride carbonica pura. Va nel Mezzogiorno e lì promette investimenti miliardari, nuove banche, la soluzione della peste bubbonica e il clima moderatamente piovoso per tutto aprile. Poi debutta a un congresso ecologista e mette le mani avanti: svolta ecologica radicale entro dopodomani, noi più avanti degli islandesi, avanzamento dei ghiacciai e clima moderatamente piovoso anche per maggio ma non nei fine settimana. Infine si presenta agli economisti e giura che sarà un anno meraviglioso, che il Pil batterà il record mondiale di salto in alto, che l’Ilva tornerà a sfornare acciaio e Alitalia a far volare aerei. O viceversa. Quindi va a confessarsi e, sull’ottavo comandamento, piglia di quelle penitenze da quintali…

In una mattina che già alle 8 ti viene da pensare che sarà la Giornata del vaffa, con la pressione arteriosa in deciso e costante aumento, scorgi vicino a un liceo due ragazzini che, tenendosi mano nella mano, camminano allegri e felici guardandosi negli occhi e infischiandosene dei malumori che li circondano. Avranno tempo, per cambiare idea e umore: ora si godano il loro tempo, che li emozionerà fino ai capelli grigi.

A chi parla di “consumo responsabile” e di “chilometro zero” come fossero virtù teologali: adesso i cinesi, causa coronavirus, consumano in modo molto responsabile, quasi parco; e solo prodotti cinesi. Mandando così in rovina i cattivi italiani che esportano lì vino, arance, vestiti, accessori, mobili, macchinari… Vita tua, fame mea

Mio figlio di dieci anni ieri sera era in castigo, come sempre. Niente tivù. Allora è andato in camera sua, a disegnare. Invece no, si è messo a scrivere una riforma della giustizia mentre indossava il pigiama. Riforma che ora sto confrontando con quella ideata dal ministro Fofò Bonafede. In diversi punti è più convincente, quella che ha tratteggiato mio figlio…

Vincenzi don Adriano

Un altro piccolo pezzo della nostra vita che se ne va. È scomparso dopo una lunga malattia mons. Vincenzi, don Adriano per quasi tutti. Chi l’ha conosciuto, non lo dimenticherà. Chi non l’ha conosciuto o non sia chi sia (stato), s’è perso una delle migliori teste della Chiesa veronese. Di Verona.

Ognuno ha i suoi problemi, il mio è il caldo primaverile al 10 febbraio. Si risparmia in metano per scaldarsi, ma gli alberi stanno già mettendo le gemme. Significa che a marzo, alla prima botta di freddo, addio olive, addio ciliegie, addio noci. Come l’anno scorso. Come i prossimi anni?