Condiscepoli di Agostino

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Zenti mons. Giuseppe

Sulla necessità della grazia di Dio per la realizzazione della persona umana la fede della Chiesa è inequivocabile, fin dalle sue origini. Il patrimonio della fede cristiana afferma che “anche la nostra esistenza terrena e le nostre capacità naturali sono un dono” (GE 55), compresa la nostra libertà (cfr ivi).

Da sempre, cioè fin dalle sue origini con Adamo ed Eva, l’uomo, lasciando briglia sciolta alla sua libertà, ha voluto dimenticare Dio, considerandolo insignificante agli effetti del senso del suo esistere. In tal modo, si è affidato alla sua ragione, dimenticando che la stessa ragione è dono di Dio...

Già la Congregazione per la Dottrina della fede, nella sua lettera Placuit Deo aveva messo in guardia da due pericoli incombenti sulla fede cattolica: il neognosticismo e il neopelagianesimo. Il Papa nella sua Esortazione apostolica Gaudete et exsultate considera questi due fenomeni culturali come sottili nemici della santità, di “allarmante attualità”, come “proposte ingannevoli”, “in esse si esprime un immanentismo antropocentrico travestito di verità cattolica” (GE 35)...

Papa Francesco nella sua esortazione sulla santità invita a mettere insieme l’attività del cristiano con la necessità di alcune soste di carattere spirituale. Precisa anzitutto che il cristiano è chiamato a contribuire alla edificazione del Regno di Dio proprio nel suo agire da cristiano nella ferialità.

Se tutti siamo chiamati alla santità, di fatto siamo chiamati a viverla nella ferialità, nella ordinarietà: “Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova. Sei una consacrata o un consacrato? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito, di tua moglie […]. Hai autorità?

Molto opportunamente il nostro settimanale Verona Fedele ha presentato in termini di inquadramento generale la nuova esortazione apostolica di papa Francesco sulla chiamata alla santità, intitolata Gaudete et exsultate, cioè “Godete ed esultate”: le parole di conclusione del discorso delle Beatitudini.
In quanto Vescovo della diocesi di san Zeno, sospendendo provvisoriamente gli interventi su sant’Agostino, sento il dovere di rileggere il documento papale in modo analitico, come ho fatto per i precedenti: Evangelii gaudium, Laudato si’, Amoris laetitia.

Agostino era più che mai convinto che se la carità fraterna è il tessuto connettivo dell’unità della Chiesa, lo Spirito Santo ne è l’anima e il suo nutrimento è l’Eucaristia. Cristo, infatti, volendo che noi fossimo congiunti inseparabilmente a Lui e tra di noi, ha consacrato sulla mensa il mistero della nostra unità, l’Eucaristia nella quale ci è dato di riconoscere il mistero del proprio corpo, cioè di quella Chiesa che la Bibbia considera come corpo di cui Cristo è il capo.

In più occasioni Agostino ha espresso il convincimento che non hanno operante in sé lo Spirito Santo coloro che volontariamente si sono staccati dalla Chiesa...

Per convincere i fedeli a tenere salda l’unità della Chiesa e i donatisti a far ritorno alla Chiesa cattolica nella quale solo si vive la pienezza dell’unità nella verità, Agostino prendeva spunto da ogni circostanza e da ogni possibile commento ai testi biblici...

Agostino frequentemente ricorre all’immagine paolina del corpo, nel quale ogni membro è organicamente unito agli altri. In ambito ecclesiale spirituale, ribadisce la realtà che la fonte dei doni elargiti ad ogni membro è lo Spirito Santo, fonte delle differenze e, nello stesso tempo, dell’unità del Corpo ecclesiale “Se ami l’unità, ciò che possiede ciascuno lo possiede anche per te...