Condiscepoli di Agostino

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Zenti mons. Giuseppe

Gli dei dunque sono stati il baluardo di Roma! Hanno, ad esempio, assicurato un regno di pace al re Numa Pompilio! Obiezione accolta da Agostino, il quale si permette di precisare: “Un grande beneficio è la pace, ma è un beneficio del Dio vero, per lo più come il sole, come la pioggia e la vita e gli altri aiuti sopra gli ingrati e sopra i malvagi” (De civitate Dei, III,9)...

Ad una lettura affrettata e superficiale, il libro terzo appare come la narrazione erudita della storia di Roma, a cominciare dalle sue origini troiane fino a Cesare Ottaviano Augusto. Che sia una trattazione erudita non ci sono dubbi, intessuta come è di estratti principalmente da Sallustio, Varrone (“il più dotto dei romani”, De civitate Dei III,4) e Polibio. Ma l’intento di Agostino non è di natura storica...

Agostino prosegue nella sua lucida analisi del mondo pagano che negli dei non aveva un esempio da imitare, ma degli istigatori all’immoralità. Non esita ad esporli al ridicolo, dal momento che mai di fatto avevano difeso la città di Roma, nemmeno nei tempi non sospetti in cui il popolo romano garantiva loro un culto perfetto, come nel caso della presa del colle Capitolino da parte dei Galli...

Inoltrandoci passo dopo passo nella conoscenza dell’opera grandiosa di Agostino, La città di Dio, procediamo in modo da raccogliere il fior fiore dell’opera, senza indugiare sui singoli paragrafi. Per una migliore comprensione dei testi seguenti, è opportuno ricordare che appartengono a quei cinque libri nei quali Agostino fa una disanima serrata del mondo pagano, che riscontra in molti aspetti alquanto inumano nella sua immoralità...

Agostino affonda il bisturi nella piaga del paganesimo, intriso di libidine di dominare, di ambizione, di avarizia e di lussuria causate dal benessere: “Infatti, quando quella (libidine di dominare) potrebbe quietarsi nelle menti intrise di superbia, finché con cariche perpetue non giunga al potere monarchico? Ma la facoltà di cariche da perpetuarsi non ci sarebbe se non prevalesse l’ambizione...

A mano a mano che si inoltra nella stesura della sua opera monumentale, La città di Dio, Agostino affronta ogni genere di questione, prospettandone la versione cristiana, anche umanamente parlando assai superiore a quella pagana...

A mano a mano che ci inoltriamo nella conoscenza dell’opera immensa di Agostino sulla città di Dio, riscontriamo delle segnalazioni interessanti di carattere pedagogico. Ne è esempio il seguente testo, sempre del libro primo che confronta il vivere caratteristico della città di Dio con quella terrena...

Nei primi cinque libri della Città di Dio Agostino pone a confronto le due città, quella terrena idolatra e quella celeste. Nei testi seguenti mette in luce come Dio guarda ai componenti delle due città e in che cosa sono differenti...

Nell’introduzione e nella prefazione a La Città di Dio Agostino aveva già precisato l’intento della sua grandiosa opera: quello di confutare l’accusa dei pagani nei confronti dei cristiani ritenuti colpevoli della distruzione di Roma per opera del barbaro Alarico...

Agostino stesso ha scritto la premessa e la prefazione alla sua opera colossale denominata Città di Dio. Presento la premessa in ulteriore sintesi rispetto all’originale e in terza persona, là dove Agostino scrive alla prima persona, ovviamente...