Nel passare dai libri 11-14 ai libri 15-18, Agostino cambia prospettiva. Nei libri 11-14 aveva affrontato l’argomento del confronto tra le due città, quella di Dio e quella terrena dal punto di vista della loro specifica natura
Alla conclusione dell’importante libro quattordicesimo della Città di Dio, Agostino rimotiva il fatto che la disobbedienza a Dio rende l’uomo incapace di obbedire alla sua stessa volontà: “Pertanto l’uomo è stato consegnato a se stesso perché ha abbandonato Dio; piacendo a se stesso e non obbedendo a Dio, non poté obbedire nemmeno a se stesso” (De civ. Dei, XIV, 24.2).
Anche l’unione coniugale si compie in un ambito di pudore, fuori dagli occhi di altri, fossero pure figli già cresciuti: “L’unione sessuale coniugale, che secondo le norme delle tavole matrimoniali diventa causa della procreazione dei figli, benché sia lecita e onesta, non cerca forse insieme un letto lontano da spettatori?…
Abbandonato a se stesso, l’uomo si lascia dominare da una infinita serie di libidini, cioè di brame smoderate e insaziabili
Agostino è convinto che la volontà umana è stata creata buona da Dio, a servizio del bene, mentre la volontà cattiva è un difetto della volontà originaria: “Come sta scritto, Dio pertanto ha fatto l’uomo retto e per questo lo ha dotato di volontà buona… ma la prima volontà cattiva fu piuttosto un difetto rispetto all’opera, perché secondo se stessa, non secondo Dio…
Agostino è convinto che capo e origine di ogni male è la superbia, di cui satana è la personificazione. Sente pertanto il bisogno di precisare che cosa significa vivere secondo satana o, al contrario, secondo Dio
Nel nostro percorso di scoperta de La città di Dio di Agostino siamo arrivati alla conclusione della terza sezione, cioè al libro quattordicesimo
Su ogni possibile questione Agostino si impegna a confrontarsi con le varie correnti filosofiche del suo tempo. Anche nell’ambito della risurrezione dei corpi, mentre affronterà il medesimo tema solo dal punto di vista della teologia biblica nel libro XXII de La città di Dio.
Tra i vari argomenti affrontati da Agostino nel libro XIII de La città di Dio vi è quello, importante, del rapporto tra peccato e morte. Ma da dove si è avviata la vicenda del peccato che ha rovinato l’intero percorso della storia, segnato appunto dalla tragedia della morte, dando origine di fatto alla città terrena nella sua dimensione umana che si è aggiunta a quella angelica demoniaca?
Agostino cerca di approfondire il senso del morire, sia quello fisico sia quello spirituale: “Finché gli uomini hanno la percezione, certamente sono ancora in vita, e se sono ancora in vita si deve dire che sono prima della morte e non nella morte...