Editoriale

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Ha colpito a Pasqua, il giorno della risurrezione per i cristiani, quando la Vita trionfa sul male e sulla morte. Tra l’altro era una Pasqua storica quella di quest’anno per il Pakistan, visto che solo dieci giorni prima era stata dichiarata festa nazionale, per la gioia dei 3 milioni di cristiani che costituiscono peraltro solo l’1,5% della popolazione.

Ripartire con più coraggio e speranza per costruire una cultura dell’incontro e dell’accoglienza

Come dire Pasqua? A fronte degli attentati di Bruxelles di martedì scorso? A fronte della strage assurda, folle e irrazionale compiuta da individui che hanno deliberatamente colpito persone indifese e inermi? A fronte della rabbia insieme allo stato permanente di allarme, paura e sospetto che hanno creato? Come dire che Gesù Cristo è Risorto? Che cosa dice l’annuncio di Pasqua a fronte del male assoluto?

Non capita tutti i giorni che il nome del vincitore di uno dei millanta premi istituiti nel mondo venga annunciato dal Papa in un videomessaggio. Eppure è stato proprio Francesco a congratularsi con Hanan Al Hroub, vincitrice del Global Teacher Prize 2016...

Giovedì scorso il governo ha chiesto la fiducia e il Senato ha dato il primo ok alla legge sulle unioni civili.
I commenti finali, anche da parte dei protagonisti, li lasciamo alla vostra valutazione. Da parte nostra, sono stati di una banalità da sagra della retorica: “Ha vinto l’amore”; “Da stasera tanti cittadini italiani si sentiranno meno soli”; “È stata fermata un’azione contro natura”; “Oggi l’Italia è un Paese più forte”; “Vittoria con buco nel cuore”.
Ma per favore: un po’ di decenza. C’è poco da festeggiare...

«Faccio appello alla coscienza dei governanti, affinché si giunga ad un consenso internazionale per l’abolizione della pena di morte. E propongo a quanti tra loro sono cattolici di compiere un gesto coraggioso ed esemplare: che nessuna condanna venga eseguita in questo Anno Santo della Misericordia». Parole chiare e inequivocabil...

“Gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione”. Mi torna alla mente questa espressione di Jean Giono, tratta dal suo racconto L’uomo che piantava gli alberi, davanti alla bella notizia che sta per nascere proprio nel nostro Paese una squadra speciale per la tutela e la ricostruzione dei siti culturali danneggiati nei luoghi dove infuriano le guerre e il terrorismo, e per contrastare il traffico delle opere d’arte.

Intolleranti e fanatici! Retrogradi e anacronistici! Altroché comprensivi e accoglienti, costruite steccati ed esclusioni! Siete senza comprensione e misericordia verso quelli che sono diversi da voi!
Riguardo alla recente manifestazione al Circo Massimo in favore della famiglia e per contrastare il Ddl Cirinnà, ne abbiamo sentite di tutti i colori. Oltre alla guerra dei numeri abbiamo assistito a convinte manifestazioni di sostegno e valutazioni critiche.

30 gennaio: Family Day al Circo Massimo di Roma. Si parte al mattino presto. Molto presto. C’è chi va in pullman, chi in treno, chi in auto. Sono amici, coppie, giovani, bambini, nonni, famiglie. Un twitter lo ha definito “un popolo resiliente”. È stata un’occasione per riaffermare la bellezza e l’unicità della famiglia. C’erano associazioni, movimenti, persone di diverse confessioni religiose e gente comune.

Di fronte ad una persona in grave difficoltà, chi non si metterebbe la mano sul cuore e forse anche in quel taccuino che ne è separato solo da una sottile fodera della giacca? Si può essere più o meno altruisti, ma nessuno rimane del tutto indifferente se riceve una richiesta di aiuto. Purché non si esageri, bene inteso. Così la questione sarebbe facilmente risolta in teoria...