Caffè & brioche

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Spezzeremo le reni alla Macedonia del Nord!

Mi è piaciuta molto la vignetta satirica che ieri, sarcasticamente, diceva che Vladimir Putin conosce molto bene nomi, cognomi e Iban bancario di certi nostri parlamentari...

E ogni volta che accade qualcosa che ci turba, ci infastidisce, ci nausea o altro ancora, per chi commette il fatto è tutto un coro di "pene esemplari". Nessuno sa bene cosa siano: c'è chi immagina l'ergastolo per una ragazzata, le famose chiavi buttate via, le pene corporali, la gogna per pubblica via. Oppure il raddoppio della pena causata dal nostro turbamento. Una pena insomma che faccia da esempio: se qualcun altro vuol imitare questo disgraziato, sappia che la nostra vendetta sarà tremenda. Vendetta, non giustizia.

Non è colpa mia se l'ho menato, lui continuava a provocarmi...

Ieri si è presentato ufficialmente ai mass media il candidato del centrosinistra per le elezioni cittadine, Damiano Tommasi, che sarà sostenuto da... dieci liste di appoggio. Dentro c'è veramente di tutto, dall'alfa all'omega. La logica? Pensiamo sia questa: 16 candidati per lista, per dieci liste fa 160. Ognuno è provvisto di parenti, amici, colleghi di lavoro, vicini di casa, ex compagni di scuola. Ognuno spera di portare a casa un centinaio di voti. E fa 16mila. Altri 80mila voti ed è fatta!

La slavina di orrore causata dalla guerra, ci ha regalato involontariamente almeno una piccola chicca di gioia: dai giornali italiani sono sparite le paginate sulle convulsioni della politichetta nostrana.

Vladimir Putin non sarà l'uomo più popolare del pianeta, ma qualche adoratore ancora ce l'ha. Uno di questi è il parlamentare veronese Vito Comencini, della Lega, da sempre putiniano senza se e con pochi ma. In un'intervista in cui l'hanno beccato proprio in Russia, risponde: "Qui a San Pietroburgo i ristoranti sono pieni, i negozi pure". Caro Vito, non ci sono carri armati ucraini che sparano su San Pietroburgo, lo sappiamo già.

Ha indignato tutti lo striscione appeso fuori dallo stadio da alcuni tifosi dell'Hellas, che dava indicazioni a russi e ucraini su dove bombardare, piuttosto che altro: le coordinate geografiche di Napoli. È ora di finirla. occorrono punizioni esemplari, dure, quasi sadiche. Tipo togliere la vendita di birra al Bentegodi per almeno quattro partite. È feroce, ma a mali estremi...

Si sta constatando tutti che la Russia non è una democrazia nemmeno per finta. Comanda uno solo e fa quel che vuole, tutti obbedienti, tutti zitti. Insomma da Stalin a Putin poco è cambiato. Quel che fa rabbia, è quella schiera di politici occidentali convinti fino all'altro ieri che Mosca fosse il paradiso della democrazia e della libertà. Oswald Mosley, che fondò il Partito fascista britannico, guardava a Hitler proprio perché era Hitler, mica perché lo immaginava alfiere democratico. Oggi invece l'imbecillità pare decuplicata.

Ad un certo punto, pensando all'Ucraina, ti viene in mente l'Egitto delle piaghe bibliche. Prima una rivolta filo-russa nel Donbass con lunghissima guerra civile, poi l'invasione russa della Crimea, e ancora la siccità nelle campagne, quindi i carri armati di Putin, infine l'arrivo di Matteo Salvini...