Editoriale
stampa

Ritornare a pensare

Nel maggio 2019 papa Francesco aveva rivolto ai giovani l’invito a radunarsi ad Assisi, per sottoscrivere un patto e far partire da lì un insieme di azioni conseguenti. La pandemia ha cambiato l’ordine del percorso. E i giovani sono arrivati all’incontro con Francesco non per presentare idee, ma progetti concreti, iniziative già in corso.

Parole chiave: Economy of Francesco (7), Renzo Beghini (62), Assisi (4)

Nel maggio 2019 papa Francesco aveva rivolto ai giovani l’invito a radunarsi ad Assisi, per sottoscrivere un patto e far partire da lì un insieme di azioni conseguenti. La pandemia ha cambiato l’ordine del percorso. E i giovani sono arrivati all’incontro con Francesco non per presentare idee, ma progetti concreti, iniziative già in corso.
“Un’altra economia è possibile” è stato lo slogan dell’appuntamento di Assisi. Con Economy of Francesco è iniziato un movimento giovanile globale che vuole coniugare le attività produttive e l’uso delle risorse con la sostenibilità ambientale; la creazione di ricchezza con la solidarietà; la promozione umana con l’eliminazione della cultura dello scarto.
Papa Francesco ha sottolineato il valore profetico dell’evento: «Una visione nuova dell’ambiente e della Terra». Non basta infatti, fare il maquillage. Ma è necessario guardare il mondo «con gli occhi dei più poveri»; non dimenticarsi del «lavoro» e dei lavoratori con l’invito a creare «lavoro, buon lavoro, lavoro per tutti»; e «incarnare», tradurre cioè «gli ideali, i desideri, i valori in opere concrete», rifuggendo «la tentazione gnostica» che pensa di cambiare il mondo solo con una diversa conoscenza, senza la fatica della carne.
Ma qual è la condizione perché tali processi diventino storia? Cosa fare perché non rimanga un evento di sole buone intenzioni, affinché questa visione di economia dei giovani non si trasformi in delusione?
Soprattutto in un periodo di frammentazione e di autoreferenzialità come il nostro, dove i diversi settori della vita sociale, culturale ed economica vanno avanti ognuno per conto proprio, oggi contiamo l’assoluta mancanza di processi di natura politica, ossia quelli portatori di una “visione d’insieme”. Facciamo i conti con la debolezza di due tipiche fonti di significati collettivi, capaci di legare gli individui in un destino comune: la politica e la cultura religiosa.
Basta osservare le ultime campagne elettorali. La differenza fra il molto che i candidati hanno annunciato in campagna elettorale e il poco che essi possono fare una volta giunti al potere. È una fragilità profonda che ha le sue radici nella forte decisionalità sottesa alle promesse elettorali. Far credere che tutto si risolva con il semplice cambiamento di chi comanda, oltre che una mistificazione, esprime la povertà di cultura politica. Vincere le elezioni – come la storia dimostra – non significa «andare a comandare».
Governare è fare i conti con una realtà fatta di mille e mille variabili, soggetti e comportamenti che sfuggono al nudo esercizio del comando. Significa padroneggiare i processi strutturali in cui i soggetti collettivi si fanno portatori (magari conflittuali) di interessi e obiettivi comuni, ed essere pronti a dialogare con le diverse posizioni in campo. In breve, è saper gestire una continua mediazione, anzi continue e molteplici mediazioni.
Ma è chiaro che occorre tornare a pensare. Occorre cioè, che gli uomini dello “spirito”, ossia gli uomini di fede e gli uomini della politica riprendano in mano, insieme, una capacità di progettualità e di composizione degli interessi. Oggi si tende a privilegiare le opinioni rispetto agli interessi, il virtuale rispetto al reale. E non è colpa solo della politica. Un po’ tutti abbiamo preso a ragionare così. La nostra società si aggrega ormai per opinioni, non per convergenza e quindi rappresentanza di interessi. La crisi dei partiti e dei sindacati lo sta a dimostrare. È urgente che coloro che hanno una capacità progettuale tornino ad applicarsi oltre i tanti particolarismi, allo sviluppo dell’insieme, in una nuova alleanza – che Giuseppe De Rita definiva “dello spirito” – fra fede e cultura.

Tutti i diritti riservati
Ritornare a pensare
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento