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Non temete: lo Spirito è con noi

“Non temete”: sono le prime parole che Gesù risorto rivolge alle donne secondo l’evangelista Matteo. Provvidenzialmente, erano previste nella liturgia del Lunedì di Pasqua e quindi proclamate pure nella Messa celebrata nella Cattedrale di Verona in ricordo di papa Francesco...

Parole chiave: Luca Passsarini (1), Editoriale (427)
Non temete: lo Spirito è con noi

“Non temete”: sono le prime parole che Gesù risorto rivolge alle donne secondo l’evangelista Matteo. Provvidenzialmente, erano previste nella liturgia del Lunedì di Pasqua e quindi proclamate pure nella Messa celebrata nella Cattedrale di Verona in ricordo di papa Francesco. Erano passate poche ore dall’annuncio della morte del Pontefice e molti hanno sentito quasi il bisogno di  radunarsi insieme.
“Non temete”: è un’espressione che spesso Francesco ha usato, rivolgendosi alle famiglie, ai giovani, alla Curia romana davanti ai cambiamenti proposti. E non potevano esserci parole più appropriate per portare alla quiete una giornata piena di emozioni contrastanti. Se ripenso pure alla morte di papa Giovanni Paolo II e alle dimissioni di Benedetto XVI, questi momenti portano sempre con sé un tasso di preoccupazione. Si perde un punto di riferimento e si è in qualche modo costretti a fidarsi nuovamente davanti all’imprevisto.
La sera del 13 marzo 2013 seguivo la diretta su una emittente televisiva nazionale e, appena la fumata fu bianca, venne mandato in onda un servizio registrato poche ore prima che raccoglieva i “desiderata” dei fedeli in piazza San Pietro: un Papa giovane, energico, già conosciuto, in modo da dare immediatamente un bel rilancio dopo quei mesi complessi. Passarono pochi minuti e apparve sulla Loggia delle benedizioni quello che agli occhi di molti appariva proprio il contrario: un uomo vecchio, sconosciuto, troppo semplice. Non sembrava proprio il modo migliore per ricominciare.
Quello che è stato il suo Pontificato lo raccontiamo in queste pagine e sicuramente troverà spazio nei prossimi numeri di Verona fedele. Intanto, però, io ho imparato una lezione da queste vicende, che ben si ritaglia in quella frase della tradizione francese: “Il re è morto, viva il re!”. È da una parte il momento della gratitudine e del riconoscere l’unicità di quest’uomo, ma anche della fiducia verso il futuro o, meglio, come ci ha ricordato proprio papa Francesco in questo Giubileo di ancorarsi a quel versetto biblico: “La speranza non delude”.
Perché, come ebbe a dire papa Benedetto XVI in occasione delle dimissioni – e certamente pensava Francesco – la Chiesa è viva ed è accompagnata con fedeltà dal Signore risorto, il vero Pastore a cui ci affidiamo ancora una volta.
La Cattedrale piena di giovani, famiglie, religiosi, cristiani impegnati nella politica e nell’associazionismo, ci fa dare credito a quell’evangelico “Non temete”.

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