Una giornata particolare
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Etiopia, una storia lunghissima che interseca quella italiana

Crogiolo di popoli e religioni con una convivenza complessa

Parole chiave: Una giornata particolare (117), Etiopia (2)

“Faccetta nera, bell’abissina” intonavano molti italiani nell’epoca coloniale promettendo un avvenire migliore a quelle ragazze, ma la Giornata nazionale dell’Etiopia (28 maggio) ci ricorda che questa terra ha una storia molto più ricca. In tutta l’antichità classica l’attuale nome (con la sua etimologia greca di “viso bruciato”) si riferiva ai territori a sud dell’Egitto e della Libia, Corno d’Africa compreso dove, secondo le ultime scoperte, si svilupparono gli esseri umani anatomicamente moderni. La storia ci dice che in questo territorio sorsero in particolare la civiltà D’mt (VIII-IV secolo a.C.), il regno di Axum (I-X d.C.), una serie di sultanati e regni prima dell’imperatore Menelik II (1889-1913). Quest’ultimo apportò molte innovazioni e trasferì nel 1879 la residenza sul monte Entoto dove vi erano le rovine di un’antica città medievale e di una chiesa incompiuta. La chiamò Addis Abeba (Nuovo fiore) e nel 1889 la rese capitale dell’Etiopia. Nel maggio di quell’anno stipulò con l’ambasciatore di Umberto I il trattato di Uccialli per regolare i rapporti reciproci tra i due Paesi e riconoscere le acquisizioni italiane in Eritrea. La non corrispondenza nella redazione nelle due lingue dell’articolo 17 (sulla libertà in politica estera) portò immediati contrasti tra i due governi e alla guerra di Abissinia (1895-1896). La pesante sconfitta italiana ad Adua condusse alla firma di nuovi accordi (Addis Abeba, 26 ottobre 1896) dove l’Italia, tra l’altro, riconobbe la piena sovranità etiopica. Negli anni successivi il legame fu soprattutto commerciale, ma il cosiddetto “incidente di Ual Ual” portò all’attacco del suolo etiope da parte dell’Italia che (anche con l’utilizzo di armi chimiche) sconfisse la resistenza. L’imperatore Tafarì Maconnèn, chiamato Hailé Selassié (Forza della Trinità), ottenne in quel momento sanzioni economiche contro l’Italia da parte della Società delle Nazioni e la nomina di persona dell’anno su Time, ma fu costretto all’esilio. Con la sconfitta italiana nella Seconda Guerra mondiale, rientrò in pieno potere, propose riforme e ammodernamenti, ma allo stesso tempo sottomise la sua popolazione in forma feudale e annesse unilateralmente l’Eritrea, scatenando di fatto una guerra trentennale. Contro l’imperatore il 12 settembre 1974 scoppiò la guerra civile, condotta dal Derg che trasformò l’anno successivo l’Etiopia in uno Stato comunista ma soprattutto in un terreno di lotte interne, sedate nel 1977 dal maggiore Menghistu Hailé Mariàm che, sostenuto dall’Unione Sovietica, instaurò il Terrore Rosso utilizzando come armi l’eliminazione degli oppositori, le deportazioni forzate, la privazione di cibo per intere zone. Il regime resistette a diversi tentativi di ribaltamento, ma non alla perestroika sovietica: la sua fine (28 maggio 1991) ha aperto una nuova fase che, seppur non esente da problemi economici e politici, desidera portare avanti quella sfida dell’unità tra popoli e religioni differenti espressa nell’emblema centrale della bandiera.

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