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Storia di una famiglia speciale ma troppi salti tra ieri e oggi

Noi è di sicuro un bel titolo televisivo rassicurante. Infatti, questa nuova storia proposta la domenica sera da Rai 1 parla di una famiglia un po’ speciale, trasposizione italiana di una serie americana

Parole chiave: Serie (23), Noi (11)
Storia di una famiglia speciale ma troppi salti tra ieri e oggi

Noi è di sicuro un bel titolo televisivo rassicurante. Infatti, questa nuova storia proposta la domenica sera da Rai 1 parla di una famiglia un po’ speciale, trasposizione italiana di una serie americana, denominata This is Us. In un incessante muoversi lungo il filo del tempo si snodano le vicende di una coppia torinese che, nel 1984, aspettando tre gemelli, sceglie, subito dopo la morte di uno di loro durante il parto, di adottare un infante abbandonato d’origine africana. Così i coniugi, soprattutto nelle loro vicende quotidiane, sono messi alla prova sia come marito e moglie sia come mamma e papà. Per il telespettatore non è certo facile capire come si evolve la narrazione della storia dato che i tantissimi e continui andirivieni tra passato e presente disturbano alquanto. Infatti, mentre da qualche minuto ci si sta appassionando a una vicenda, ecco che subito si corre avanti o indietro nella cronologia in modo tante volte spiazzante e senza un filo logico. Se da una parte il protagonista maschile è il bravo e affermato Lino Guanciale, che non sbaglia un colpo nei personaggi che porta sul piccolo schermo, dall’altra parte Aurora Ruffino sembra ancora non del tutto pronta a ricoprire il ruolo di una sposa adulta e poi alle soglie dell’anzianità. Il suo viso è ancora troppo tenero così come la sua recitazione. Accanto a loro Dario Aita che intrepreta ancora una volta, come già successo ne L’allieva e in Don Matteo 12, un giovane spiantato di cui pare ripetere le identiche battute, e Claudia Marsicano, mentre il terzo gemello adulto è interpretato da Livio Kone che convince per la sua capacità di dare ampie sfumature al suo non facile personaggio.

Il noi che si vuole mostrare non è di certo rappresentativo delle consuetudini normali della maggior parte dei nuclei domestici e per questo il tentativo di voler offrire un affresco della vita familiare degli ultimi 40 anni non si realizza pienamente. Lo stile è troppo americano, veloce, un po’ superficiale per non dire scontato, manca una profondità narrativa. Per analogia questa fiction fa venire alla mente la riuscita miniserie di Pupi Avati Un matrimonio dove il regista bolognese narrava le vicende dei suoi genitori durante più di cinquant’anni di storia del nostro Paese. La trasposizione italiana di questo prodotto, sebbene non abbia colto nel segno, comunque piace visto che le prime due puntate hanno raccolto tra il 17 e il 19% di share. Un risultato interessante ma non brillantissimo che calza a pennello per quanto visto sul piccolo schermo.

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