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Approfondimento psicologico rigoroso Peccato per il linguaggio volgare

 The Holdovers - Lezioni di vita
(Stati Uniti, 2023)
Regia: Alexander Payne
Con: Paul Giamatti, Da’Vine Joy Randolph, Dominic Sessa, Carrie Preston, Tate Donovan
Durata: 133 minuti
Valutazione Cnvf: consigliabile/poetico/problematico/adatto per dibattiti

Parole chiave: The Holdovers - Lezioni di vita (1), Film (103)
Approfondimento psicologico rigoroso Peccato per il linguaggio volgare

Si avvicina il Natale 1970 e, di conseguenza, fervono i preparativi per le vacanze. Alla Barton Academy, nel New England, gli studenti si preparano a raggiungere le loro famiglie per trascorrere con loro le feste. Non tutti, però, hanno questa fortuna: Angus Tully (un ottimo Dominic Sessa), ragazzo molto intelligente e un po’ ribelle, è costretto a restare lì perché la madre vuole andare a godersi il viaggio di nozze con il nuovo marito. A sorvegliarlo restano il professor Paul Hunham (interpretazione che ha fatto guadagnare a Paul Giamatti il Golden Globe), scapolo e molto odiato dai suoi studenti, e la cuoca Mary Lamb (interpretazione che ha fatto guadagnare un Golden Globe e l’Oscar a Da’Vine Joy Randolph), ancora segnata dal lutto del figlio morto nella guerra del Vietnam. I giorni in cui saranno costretti ad una convivenza “forzata” permetteranno a tutti e tre di mostrarsi oltre la loro scorza apparentemente dura e impenetrabile.
Tra le tante sottolineature positive che si possono fare a questo film molto bello (nonostante abbia vinto un solo premio, sono state ben 5 le candidature agli Oscar 2024), forse quella della maturazione dei personaggi è la più significativa. Lascia quasi commosso lo spettatore, infatti, il cambiamento interiore che coinvolge i protagonisti lungo tutto l’arco narrativo. Un figlio che si scopre tale proprio nel momento in cui si sente abbandonato dalla propria madre. Uno scapolo, biasimato da colleghi e allievi, che si vede capace di esercitare una sorta di paternità ben oltre le sue stesse aspettative. Una donna che, nonostante la recente perdita del figlio giovane, si sperimenta ancora capace di esercitare la sua maternità quasi “trasfigurata” dal lutto.
Una pellicola davvero meritevole delle candidature e, forse, anche di qualche statuetta in più. Pur avendo un linguaggio molto volgare (si tratta pur sempre di un ambiente universitario negli anni immediatamente successivi al ’68) che, unitamente al consumo di stupefacenti, potrebbe urtare la sensibilità di alcuni spettatori, il prodotto finale è davvero di grande pregio. Dalla sceneggiatura capace di rivelare piano piano l’interiorità dei personaggi e la loro trasformazione, alla scelta di un genere che si muove tra la commedia, il dramma e il road movie. Dalle ottime performance degli attori, di cui è già stato detto, alla musica che conferisce maggiore enfasi ai momenti emotivamente più carichi. Il ritmo di montaggio sufficientemente sostenuto per non annoiare, ma abbastanza tranquillo da permettere di pensare, conferiscono al tutto anche una dinamicità e allegria.
Francesco Marini

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