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La futilità snob del maître à penser

Ormai chiunque ritiene di avere il diritto di poter esporre la propria opinione sul piccolo schermo, e coerentemente con questo Rai 2 in Secondo Costa ha scelto di lasciare spazio nel suo palinsesto al pensiero di Costantino della Gherardesca.

La futilità snob del maître à penser

Ormai chiunque ritiene di avere il diritto di poter esporre la propria opinione sul piccolo schermo, e coerentemente con questo Rai 2 in Secondo Costa ha scelto di lasciare spazio nel suo palinsesto al pensiero di Costantino della Gherardesca. Il conduttore giunto alla soglia dei quarant’anni, dopo tre lustri di televisione, ritiene doveroso esporre in pubblico le sue idee sui grandi temi dell’uomo: la salute, l’integrazione, l’amore e il cibo. Il giornalista, che si è appiccicata addosso l’immagine di pensatore della contemporaneità, vantandosi della propria ascendenza nobile, con fare sornione impartisce lezioni di vita a tutti, perfino andando a parlare con una scolaresca di bambini. Mettendo in piazza le sue vicende private, le sue inclinazioni, i suoi pregiudizi veri o falsi che siano, colleziona una serie d’interviste all’insegna della provocazione e della sfrontatezza fatta passare per autenticità. Nato mediaticamente sotto l’ala protettiva di Piero Chiambretti, non possedendo particolari doti di pensatore né di grande intrattenitore, ha continuato il suo percorso televisivo accompagnando gli avventurieri di Pechino express lungo mete esotiche. La sua esperienza televisiva in trasmissioni di seconda mano non gli ha fatto acquisire quell’autorevolezza di cui invece lui si vanta, ma lo ha soltanto incasellato nella schiera degli opinionisti da invitare nei salotti televisivi dediti perlopiù al cicaleccio futile e talora volgare. In quest’appuntamento dove ha la libertà senza contradditorio di dire ciò che pensa o che potrebbe essere interessante per il pubblico, il conduttore dà sfoggio del suo sarcasmo un po’ antipatico sorretto da una logica che, pur volendosi mostrare un po’ snob, in realtà si rivela quanto mai prevedibile e populista. È davvero pesante seguire questa serie d’incontri autoreferenziali, con punte di malignità e dal tono pungente, a tratti pure dissacratorio. Il 7% di share raggiunto oltre ogni aspettativa, interroga ancora di più su come possa piacere una trasmissione tanto superficiale spacciata per occasione di approfondimento. Costantino della Gherardesca gioca a essere quello che probabilmente non è, ma gli fa comodo essere. Realisticamente le opinioni espresse potrebbero non essere esattamente le sue, ma soltanto quelle che il popolo ha piacere di sentirsi dire. La svolta di vita di cui parla il conduttore all’inizio di questo suo viaggio televisivo al raggiungimento dei quarant’anni sembra ancora molto lontana.

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