Dante e l’anno giubilare
Dopo oltre cento interventi sugli aforismi di Agostino, almeno provvisoriamente, cambiamo registro. Papa Francesco, in vista dell’anno giubilare, ha suggerito di prendere in considerazione i due massimi letterati italiani di ispirazione cristiana, Dante e il Manzoni...

Dopo oltre cento interventi sugli aforismi di Agostino, almeno provvisoriamente, cambiamo registro. Papa Francesco, in vista dell’anno giubilare, ha suggerito di prendere in considerazione i due massimi letterati italiani di ispirazione cristiana, Dante e il Manzoni. Ognuno per il suo versante, ambedue sono dei grandi, in grado di offrirci saggi suggerimenti per un adeguato itinerario spirituale giubilare. Tra i due, tuttavia, ho deciso di scegliere per tale obiettivo Dante Alighieri. Almeno per tre motivi. Anzitutto, Dante ha imperniato il suo capolavoro, e capolavoro letterario assoluto dell’umanità, l’intera Divina Commedia, proprio nella settimana di Pasqua del primo Giubileo, indetto da papa Bonifacio VIII, nel 1300. Al punto che potremmo definire la Divina Commedia come “il Poema sacro” del primo Giubileo. In secondo luogo, con ogni probabilità, anche Dante si è trovato a Roma tra le lunghe file di pellegrini che provenivano da tutta l’Europa per fare l’esperienza del Giubileo. Ne fa un accenno nel canto XVIII dell’Inferno, mentre sta presentando i seduttori che nella prima bolgia procedono in due file, l’una in senso contrario all’altra, proprio come, precisa il poeta, i pellegrini “l’anno del giubileo” si muovevano da Castel Sant’Angelo verso San Pietro, in andata e in ritorno. Infine, ed è questa la ragione principale per la quale ho scelto di presentare Dante in riferimento all’anno giubilare, egli ci spiega con precisione teologica il senso e il valore del Giubileo. Dirò di più. Dante non ha scritto un trattato teologico sul Giubileo, sia pure in versi di altissimo valore poetico. Ha descritto la sua esperienza spirituale del Giubileo. La sua è stata una esperienza singolare, come verremo a precisare nei vari interventi durante tutto l’anno. Ora ne faccio solo un rapidissimo cenno. Per Dante il Giubileo non si è esaurito nella serie di pratiche richieste per l’efficacia delle indulgenze. Ha vissuto il suo Giubileo in dieci anni, quanti ne furono necessari per scrivere il Poema sacro. Nei prossimi articoli spiegherò il significato di questa affermazione, che potrebbe sembrare sorprendente.
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