L'anno santo con Dante
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Quando la coscienza prova rimorso

Con Dante che abbraccia l’amico musico Casella, anche Virgilio si era fermato sulla grande spiaggia che attornia il monte del Purgatorio...

Parole chiave: Mons. Giuseppe Zenti (345), Vescovo emerito di Verona (43), Dante (33)
Quando la coscienza prova rimorso

Con Dante che abbraccia l’amico musico Casella, anche Virgilio si era fermato sulla grande spiaggia che attornia il monte del Purgatorio. Di fronte al richiamo forte di Catone alle anime che stavano indugiando, Virgilio si fa l’esame di coscienza. E pur rimproverandosi una breve sosta, e niente di più, ne sentì il rimorso. Dante riconosce in Virgilio una coscienza retta, in perfetta sintonia con la ragione, che non esita a riconoscere come non corretto anche un quasi insignificante scostamento dall’integrità del dovuto comportamento: “El mi parea da se stesso rimorso: / o dignitosa coscienza e netta, / come t’è picciol fallo amaro morso!” (Purgatorio III,7-9).
Intanto, Dante, colpito dai raggi del sole, avverte che la sua figura corporea veniva riflessa sul terreno, a diversità della figura eterea, ma pur reale sebbene spirituale, di Virgilio. E Virgilio coglie la domanda di Dante. Virgilio ricorda che il suo corpo destinato alla risurrezione giace sepolto a Pozzuoli. Eppure, anche le anime dell’Inferno e quelle stesse del Purgatorio ne soffrono le pene. Al che lo stesso Virgilio si arrende di fronte all’imperscrutabile mistero della volontà di Dio. E riconosce l’assoluta incapacità della ragione umana di comprendere il Mistero di Dio, Uno e Trino. Cosa che solamente il Verbo di Dio, fatto uomo nel grembo di Maria, è venuto a svelarci: “Matto è chi spera che nostra ragione / possa trascorrer la infinita via / che tiene una sustanza in tre persone. / State contenti, umana gente, al quia; / ché se possuto aveste veder tutto, / mestier non era parturir Maria” (Purgatorio III,34-39).
Che cosa ci viene suggerito per l’Anno giubilare? La ragione umana, se non si lascia condizionare da una cultura che tende al lassismo morale, è in grado di percepire anche le sfumature dei comportamenti non corretti, di cui sente rimorso. Il sentire rimorso è segno che la coscienza morale è ancora viva. Nel contempo, l’uomo deve prendere coscienza dei suoi limiti. Gli mancano, infatti, le risorse della mente per spiegarsi il mistero della risurrezione e per penetrare nelle profondità del Mistero di Dio. Si deve accontentare di ragionare sui perché, senza pretendere di conoscere tutta la realtà nei suoi tratti di metafisica.

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