L'anno santo con Dante
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Il Farinata amava Firenze più del suo partito

Accompagnato da Virgilio, Dante entra nel vero e proprio Inferno, situato oltre le mura di Dite. Siamo al sesto cerchio, dove sono puniti, dentro tombe infuocate, gli eretici, che fanno morire l’anima con il corpo, in quanto, secondo la teoria di Epicuro, anche l’anima è costituita di atomi. Tra di essi, Farinata degli Uberti, a suo tempo capo dei Ghibellini, schierati con l’imperatore...

Il Farinata amava Firenze più del suo partito

Accompagnato da Virgilio, Dante entra nel vero e proprio Inferno, situato oltre le mura di Dite. Siamo al sesto cerchio, dove sono puniti, dentro tombe infuocate, gli eretici, che fanno morire l’anima con il corpo, in quanto, secondo la teoria di Epicuro, anche l’anima è costituita di atomi. Tra di essi, Farinata degli Uberti, a suo tempo capo dei Ghibellini, schierati con l’imperatore. Nemico dichiarato dei Guelfi sia dei Bianchi, sia, ovviamente, dei Neri. Virgilio lo segnala a Dante come un grande della politica; uno che si eleva su tutti gli altri politici “dalla cintola in su”. In che senso? Mentre gli altri politici parteggiavano esclusivamente per il loro partito, il Farinata riteneva un valore superiore al suo stesso partito la sua città, Firenze. Tant’è che, dopo aver sconfitto i Guelfi nella battaglia di Montaperti, nel 1260, si oppose ai suoi che, nell’assemblea di Empoli avevano deciso di smantellare le mura di Firenze. Ecco i famosi versi: “Ma fu’ io solo, là dove sofferto / fu per ciascun di torre via Fiorenza, / colui che la difesi a viso aperto” (Inferno X, 91-93). Dunque, il Farinata, che pur era a capo del proprio partito dei Ghibellini, allora vincitori, aveva ancor più a cuore la città di Firenze, con la sua popolazione.
Tutti i critici della Divina Commedia concordano nel considerare la figura del Farinata come la meglio riuscita, dal punto di vista artistico, dell’intero poema, anche se noi ci permetteremmo qualche distinguo. In ogni caso, considerando l’episodio dantesco nel quadro dell’Anno giubilare, potremmo ricavarne almeno due messaggi. Anzitutto, mentre gli epicurei quali il Farinata si autoconvincono che con la morte finisce tutto dell’essere umano, la fede cristiana ci fa certi che la vita terrena è preparazione alla vita oltre il tempo. Ed è proprio in vista di quella vita che ha senso pieno il Giubileo: vivere l’oggi purificato dal sistema del peccato, per predisporci ad essere accolti nel mondo dei risorti nel Risorto. In secondo luogo: i laici, impegnati nel socio-politico, sono chiamati ad interessarsi del bene comune, al di sopra di ogni loro appartenenza politica o partitica. È questo un aspetto qualificante del loro vivere l’Anno giubilare con verità e autenticità.

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