Anche i diavoli sanno la filosofia
Dopo Ulisse, ecco un altro ispiratore di frode: Guido da Montefeltro. La sua vita, del resto segnata anche da nobiltà d’animo, fu caratterizzata dall’arte di ispirare inganni. Fu, come si suol dire, un volpone. Avanzato in età, sentì il bisogno di cambiar vita...

Dopo Ulisse, ecco un altro ispiratore di frode: Guido da Montefeltro. La sua vita, del resto segnata anche da nobiltà d’animo, fu caratterizzata dall’arte di ispirare inganni. Fu, come si suol dire, un volpone. Avanzato in età, sentì il bisogno di cambiar vita. Si convertì al punto da farsi frate francescano. Mettendosi dunque sotto la protezione di san Francesco. Ma proprio il Papa che avrebbe avuto il compito di proteggerne la conversione, lo mise nella condizione di peccare, autodestinandosi all’inferno. Conoscendone il genio di volpe, papa Bonifacio, che era intenzionato a vincere non musulmani o ebrei, ma cristiani, i Colonna, impossessandosi di Palestrina, per scioglierlo dalla paura di finire all’inferno, gli assicurò la sua autorità di scioglierlo anche dal peccato, ancor prima di peccare! Guido da Montefeltro dà il suo suggerimento: tante promesse, ma non mantenerle! Viene poi il momento della morte di Guido. E qui scoppia il diverbio tra san Francesco venuto a prendersi il suo frate convertito e un diavolo che per il suo ragionamento strappa la preda e se la porta con sé. Quale è il ragionamento, teologicamente perfetto, del diavolo? È invalida una assoluzione su una persona che non si pente; e, ulteriore precisazione: voler far peccato e pentirsi di farlo non è possibile nel medesimo momento, poiché sarebbe una contraddizione. Il diavolo si autopromuove gran filosofo: “ch’assolver non si può chi non si pente, / né pentére e volere insieme puossi / per la contradizion che nol consente … / Forse … / tu non pensavi ch’io loico fossi!” (Inferno XXVII, 122-123). Almeno tre motivi di riflessione per l’Anno giubilare. Il primo: specialmente oggi è necessario ribadire l’esistenza del diavolo, come cervello istigatore di tutto il male. Il secondo: una radicale conversione da un vizio inveterato, come quello di Guido da Montefeltro, risulta assai problematica: se ne può venir fuori, previo un duro e diuturno esercizio di volontà, ma la volontà stessa rimane a rischio di cedere ancora, qualora ritornino le condizioni in cui una persona si era avviata al vizio, come è documentato da chi tenta la via del riscatto dalla tossicodipendenza. Infine, la riscoperta del principio metafisico di non contraddizione, negato dall’attuale cultura del pensiero debole, che fa emergere solo l’opinione.
† Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona
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