Condiscepoli di Agostino
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La nostra Scienza e la nostra Sapienza è Cristo

Sta per aprirsi davanti a noi la Settimana Santa, nella quale la Liturgia celebra gli eventi della nostra salvezza, operata dal Mistero pasquale di Gesù Cristo

Parole chiave: Aforismi di Sant'Agostino (3)
La nostra Scienza e la nostra Sapienza è Cristo

Sta per aprirsi davanti a noi la Settimana Santa, nella quale la Liturgia celebra gli eventi della nostra salvezza, operata dal Mistero pasquale di Gesù Cristo. Anche a tale riguardo, Agostino ci invita a guardare a Gesù Cristo come la nostra Scienza e la nostra Sapienza. Lo fa nel libro tredicesimo del trattato sulla Trinità. Ma prepara il suo aforisma a lungo. Anzitutto, ricorda la devastazione del peccato originale, cui sono sottoposti tutti gli uomini. Dio non l’ha impedito, per rispetto della libertà dell’uomo, ma nello stesso tempo non ha abbandonato l’uomo peccatore, bensì “rimettendo il peccato, per una benevola riconciliazione, ha strappato l’uomo al diavolo” (De Trinitate 13,12.16). Precisa Agostino: il diavolo ha fatto leva sul desiderio di potere e di potenza insito nella superbia, “godendo del possesso e bruciando dal desiderio di essa” (Ivi, 13,13.17), usando la potenza per il male e contrastando la vera giustizia di Dio, cioè ciò che è giusto agli occhi di Dio e perdendo la vera felicità (Cfr. Ivi). Ora, osserva Agostino, al fine di vincere il diavolo, Cristo doveva essere e uomo e Dio: “Se non fosse stato uomo, non avrebbe potuto essere ucciso” (Ivi, 13,14.14). In quanto Dio, poi non poteva che essere vincitore. A onor del vero, annota Agostino, “se non avesse voluto soffrire lo poteva, in quanto era Dio. Di conseguenza, la sua giustizia è divenuta ancor più gradita per la sua umiltà” (Ivi). Ancor più precisamente: Cristo ha manifestato la giustizia di Dio, capace di rendere l’uomo giusto, con la sua morte in croce, e la sua potenza nella risurrezione (Cfr. Ivi). Sicché, “il diavolo è stato vinto, proprio quando gli sembrava di aver vinto con la morte di Cristo” (Ivi, 13,15.19). In tal modo, il diavolo è stato incatenato e gli uomini sono stati liberati dalle sue catene, preparando così un mondo nuovo, il mondo dei risorti. Agostino azzarda un altro pensiero: “Chi potrebbe dubitare che Egli non darà la sua vita a quegli amici per i quali, quando erano nemici, ha dato la sua morte?” (Ivi 13,16.21). Ma chi è, dunque, Cristo? Afferma Agostino: “La nostra scienza è Cristo; la nostra Sapienza è ancora lo stesso Cristo” (Ivi, 13,19.24). Agostino aveva appena spiegato i due termini: la Scienza si riferisce alle cose temporali; la Sapienza alle cose eterne. Cristo è la conoscenza delle cose temporali in quanti ne è l’autore; è la Sapienza, in quanto è Lui che ci introduce alla fede (Cfr. Ivi). In conclusione, Cristo è colui che ci salva dal potere di satana; colui che ci fa capire il valore delle cose temporali da Lui create; colui che ci introduce nel mondo della fede salvifica.

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