Condiscepoli di Agostino
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Cristo, crocifisso risorto, mediatore di unità e di vita

Per Agostino il senso dell’unità dell’umanità e della Chiesa in Cristo è uno dei capisaldi della teologia...

Parole chiave: Mons. Giuseppe Zenti (310), Vescovo di Verona (245), Sant'Agostino (175)

Per Agostino il senso dell’unità dell’umanità e della Chiesa in Cristo è uno dei capisaldi della teologia: “In tal modo, il Figlio di Dio, il Verbo di Dio e lo stesso Mediatore di Dio e degli uomini, il Figlio dell’uomo, uguale al Padre per l’unità della divinità e partecipe di noi per l’assunzione dell’umanità, intercedendo presso il Padre per noi per il fatto che era uomo, senza tacere il fatto che con il Padre era una sola cosa, fra le altre cose così ha parlato: «Ti prego, perché tutti siano una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato»” (De Trin., IV, 8.12; Gv 17,21). Concretamente, “vuole che i suoi siano una cosa sola, ma in Lui, poiché in loro stessi non ne sarebbero capaci, dissociati tra di loro, per diversità di volontà e di bramosie e immondezze di peccati” (De Trin., IV, 9). E mentre “il mediatore della morte, il diavolo, perché superbo ha condotto l’uomo alla morte, per il fatto che si era insuperbito, Cristo umile ha ricondotto alla vita l’uomo obbediente” (De Trin., IV, 10.13). Agostino sente il bisogno di smascherare le strategie di satana, il quale gonfia d’orgoglio l’uomo, rendendolo più voglioso di potenza che di giustizia, anche mediante la falsità di certe filosofie o con la seduzione dei riti sacrileghi, che attirano la curiosità dei presuntuosi con l’artificio della magia (Cfr. Ivi). Ora, a diversità di ogni essere umano, Cristo non è morto per necessità, per connaturalità, ma per sua libera volontà, al fine di salvare l’uomo dal potere del mediatore della morte, satana. A tale proposito, ecco una pagina da non perdere di vista: “Lo spirito del Mediatore ha dimostrato quanto nessuna pena del peccato lo ha portato fino alla morte della carne, perché non ha abbandonato il corpo contro voglia, ma perché l’ha voluto, quando l’ha voluto, nel modo da Lui voluto” (De Trin., IV, 13.16). Al contrario dell’ingannatore mediatore di morte, satana, “il vero Mediatore della vita… si è anche offerto per essere tentato, per essere mediatore nel superare le tentazioni, non solo come aiuto, ma anche come esempio… Avido della morte dell’uomo, (satana) da ogni parte fu vinto, e donde ricevette il potere esteriore di uccidere la carne del Signore, di lì fu ucciso il suo potere, con il quale ci teneva schiavi. È accaduto, infatti, che… il Signore per noi rese sua (la morte) a lui indebita, perché a noi non nuocesse (la morte) a noi dovuta… Colui che avrebbe potuto non morire se l’avesse voluto, senza dubbio è morto, perché l’ha voluto… Con la sua morte di certo con un solo assolutamente vero sacrificio offerto per noi, qualunque cosa ci fosse in noi di colpa, ha purificato, ha abolito, ha estinto, e con la sua risurrezione alla nuova via, dopo averci predestinati, ci ha chiamati, chiamati ci ha giustificati, giustificati ci ha glorificati (Cfr. Rm 8,30). In tal modo, il diavolo nella stessa morte della carne perdette l’uomo che tratteneva prigioniero a pieno diritto, sedotto con il suo consenso, mentre Egli stesso non era irretito da nessuna corruzione della carne e del sangue, per mezzo di questa fragilità del corpo mortale, troppo povero e infermo, tanto più superbo quanto più ricco e forte lo dominava come un cencioso e travagliato… Così nella comune sorte della morte, il Figlio di Dio si è degnato di diventare per noi un amico… Egli stesso, che era innocente, proprio nell’essere ucciso vinse satana, e in tal modo rese schiava la schiavitù fatta a causa del peccato, e ci liberò dalla schiavitù giusta per il peccato, con il suo stesso sangue giusto effuso ingiustamente, distruggendo il chirografo della morte e redimendo i peccatori che dovevano essere giustificati” (De Trin., IV, 13.17; Cfr. Dante, Paradiso, canto VII)

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Cristo, crocifisso risorto, mediatore di unità e di vita
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