La tragica vicenda di Antoni Benaiges educatore spagnolo del secolo scorso
Il maestro che promise il mare
(Spagna, 2023)
Regia: Patricia Font
Con: Enric Auquer, Laia Costa, Luisa Gavasa, Ramón Agirre, Milo Taboada
Durata: 105 minuti
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/adatto per dibattiti

Passata qualche settimana dall’uscita in Italia del film Maria Montessori – La Nouvelle Femme, arriva sul grande schermo un’altra pellicola che, pur non essendo un biopic, racconta in modo molto diffuso della metodologia pedagogica di Celestine Freinet. Il lungometraggio della regista spagnola Patricia Font racconta la storia vera di Antoni Benaiges, un maestro di scuola elementare vissuto durante il durissimo periodo della guerra civile spagnola. La narrazione sviluppa due storie parallele. Da una parte Ariana, una giovane donna che cerca il luogo della sepoltura del bisnonno. Il nonno, gravemente malato, ha dato solo poche informazioni: ecco che lei si dedica alla ricostruzione della successione degli eventi nella speranza di scoprire in quale fossa comune possano trovarsi le ossa del nonno di sua madre. Quest’ultimo è stato uno degli studenti del maestro Antoni Benaiges che, nel 1935, arriva come insegnante a Banuelos de Bureba, un piccolo paese della provincia di Burgos. Lui ateo e di sinistra, segue la sua metodologia didattica molto interattiva e coinvolgente. Se viene accolta con entusiasmo dai dieci bambini della scuola, trova però l’ostilità del sindaco e del parroco del paese. Con l’avanzare della rivoluzione franchista, accusato di portare avanti idee comuniste, viene allontanato e ucciso prima di poter realizzare la promessa fatta ai suoi studenti: quella di portarli a vedere, per la loro prima volta, il mare.
I due racconti, quello ambientato nel 2010 e quello del 1935, procedono in modo abbastanza lineare: forse proprio la loro alternanza rende, in alcuni momenti, un po’ faticosa la comprensione dei fatti. Se le donne protagoniste della narrazione ambientata in epoca contemporanea non brillano particolarmente per la loro performance, l’esatto contrario è bene dire di Enric Auquer nei panni di Antoni. Il suo sorriso e la sua presenza scenica non coinvolgono solo i bambini, ma trascinano nel film anche il pubblico che assiste. La scelta di fotografia, poi, di colori caldi e vivaci per l’epoca contemporanea e di colori più cupi per la parte di racconto ambientata negli anni ’30 del secolo scorso, non è evidentemente solo una scelta di stile, ma lancia in qualche modo un messaggio.
Un ulteriore elemento positivo è l’equilibrio che il film riesce a mantenere: non sconfina in discussioni politiche (gli eventi della guerra civile sono tuttora oggetto di grande dibattito in territorio spagnolo), ma riesce a porre in primo piano la figura e l’operato di questo insegnante, lasciando altre discussioni sullo sfondo.
In sostanza, un film grazioso e delicato che fa conoscere al grande pubblico la storia di un bravo educatore del secolo scorso.
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