Che senso ha riproporre vicende di cronaca nera ormai trite e ritrite?
I processi imbastiti davanti alle telecamere su tragici fatti di cronaca, rispetto a quelli condotti dalla magistratura di solito non giungono mai a emettere una sentenza definitiva...

I processi imbastiti davanti alle telecamere su tragici fatti di cronaca, rispetto a quelli condotti dalla magistratura di solito non giungono mai a emettere una sentenza definitiva. Linea di confine vuole proprio riproporre le vicende di morte e i delitti che per mesi interi sono stati l’argomento principale di tante trasmissioni televisive. Tornano quindi alla ribalta episodi drammatici segnati dalla morte cruenta come la strage di Erba, il delitto di via Poma, l’omicidio di Marta Russo. Brutte storie di qualche decennio fa che hanno appassionato l’opinione pubblica dividendo i telespettatori in innocentisti e colpevolisti.
Il nuovo programma condotto da Antonino Monteleone (nella foto), sebbene attinga a piene mani alle Teche Rai, non ha lo scopo di illustrare alle nuove generazioni la storia recente del nostro Paese, ma coltiva l’intento di rimettere in discussione quello che sembrerebbe non così definitivo come invece è stato decretato in sede giudiziaria oppure non è ancora arrivato a trovare una verità processuale.
Con tono compassato da professore che spiega la materia del giorno, il conduttore continua a istillare dubbi su quanto si vede scorrere sui teleschermi, mostrando le dichiarazioni che fecero i testimoni di quei fatti di cronaca nera e in egual modo accoglie in studio esperti che vorrebbero aggiungere nuovi elementi a quanto finora pareva certo.
La scenografia con fasci di luce rossi e blu su sfondo nero è attraversata da un lungo segno orizzontale che dovrebbe rappresentare il senso del titolo della trasmissione: oltrepassare il già conosciuto per addentrarsi al di là della barriera di una verità mai completamente raggiunta. A chi segue da casa pare di assistere a una nuova puntata di quelle tristi vicende che morbosamente sono raccontate ogni giorno in televisione come fossero una soap opera. Davvero non viene mai meno sul piccolo schermo la voglia di macabro, l’innata propensione al complottismo, la curiosità di pescare nel torbido più che approfondire con un ragionamento solido suffragato da prove quanto accadde allora. Difficilmente si riesce a trovare una motivazione adeguata per mettere in palinsesto appuntamenti del genere. Voler continuamente porre in discussione quanto le autorità preposte hanno pronunciato in modo definitivo solo per il gusto di un po’ di sensazionalismo crea sfiducia nelle istituzioni e riapre antiche ferite che con saggezza era più opportuno lasciare chiuse. Monteleone ha malauguratamente oltrepassato, senza preoccuparsi delle conseguenze, la linea di confine della decenza e del buonsenso.
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