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In questo film manca proprio il caos

Le regole del caos
(Regno Unito, 2014)
regia: Alan Rickman
con: Kate Winslet, Matthias Schoenaerts, Stanley Tucci, Alan Rickman
durata: 117 min.

Parole chiave: Le regole del caos (1)
In questo film manca proprio il caos

Dietro la macchina da presa, Alan Rickman (lo sceriffo di Nottingham accanto al Robin Hood/Kevin Costner ne Il principe dei ladri e, più di recente, Severus Piton nella trasposizione cinematografica della saga di Harry Potter) è elegante come quando recita, ma non convince altrettanto. Non che ci siano molti termini di paragone, dal momento che questa è solo la sua seconda fatica come regista e la prima, L’ospite d’inverno, risale a ben diciassette anni fa; ma non si può negare che Le regole del caos sia una pellicola piacevole ma britannica nell’accezione più ordinaria del termine, diligente ma poco appassionata nonostante si tratti di un melodramma. Una bellezza classica, insomma.
Siamo in Francia, nel fastoso diciassettesimo secolo di Luigi XIV. Il Re Sole intende trasferire la corte nella reggia estiva di Versailles e per questo vuole ampliarne e abbellirne i giardini. Al suo servizio c’è il celebre e malinconico architetto André Le Notre (Matthias Schoenaerts), che si mette alla ricerca di qualcuno che possa aiutarlo nella progettazione. Sembra trovare uno spirito affine in Sabine De Barra (Kate Winslet), donna dalla spiccata personalità che fa la paesaggista, e le affida l’incarico. Ma, come da copione, l’impatto tra i due non è dei migliori: alla sobria e simmetrica eleganza di uno si contrappone il senso artistico caotico e visionario dell’altra. Tuttavia, si sa, gli opposti si attraggono. Con la sua irruenza e indipendenza, Sabine porta scompiglio a corte e nella vita di Le Notre ma piano piano il gelo tra i due si scioglie e lascia spazio a un sentimento opposto. A parte la bravura degli attori, a cui peraltro siamo abituati (anche Rickman non rinuncia alla recitazione e tiene per sé la parte del sovrano di Francia), di questo film non resta molto. Lo svolgimento segue un tracciato forse troppo accademico che, anche nei momenti in cui si concentrano il dramma e le emozioni, risulta piatto e scontato. Infatti i cliché ci sono tutti: una storia d’amore canonica, tormentata e impossibile; la contrapposizione tra l’uomo e la natura; una donna “outsider” ed emancipata in netto contrasto con l’universo femminile frivolo e invidioso della corte del re, tanto per citarne alcuni. Pure il tentativo di sondare la psiche della protagonista, un personaggio moderno in grado solo parzialmente di fare i conti con un passato doloroso e che annega la sua sofferenza nel lavoro, risente di un’eccessiva compostezza che non favorisce il pathos né tantomeno l’immedesimazione, e non permette ai conflitti interiori di emergere adeguatamente. Troppa regolarità in questa pellicola mentre, per restare in linea con il titolo, un po’ di caos in più non avrebbe guastato.

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