Una giornata particolare
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Quei piccoli insetti che regalano dolcezza e soprattutto nuova vita all’ambiente

Da bambini temiamo che ci siano le api e le scacciamo. Da adulti temiamo che non ci siano e le proteggiamo. Nel frattempo, ci siamo probabilmente accorti di come alcuni comportamenti umani mettano a duro rischio la sopravvivenza di questi insetti dalle dimensioni piccole, ma dalla funzione grandissima...

Quei piccoli insetti che regalano dolcezza e soprattutto nuova vita all’ambiente

Da bambini temiamo che ci siano le api e le scacciamo. Da adulti temiamo che non ci siano e le proteggiamo. Nel frattempo, ci siamo probabilmente accorti di come alcuni comportamenti umani mettano a duro rischio la sopravvivenza di questi insetti dalle dimensioni piccole, ma dalla funzione grandissima. A loro è infatti affidato un essenziale servizio all’ecosistema: con l’impollinazione garantiscono lo sviluppo del 75% dei prodotti nella catena alimentare, conservano la biodiversità sulla Terra, aiutano il ripristino di aree altrimenti destinate alla desertificazione.
Per questo, dal 2018, è stata istituita la Giornata mondiale delle api, in una data (20 maggio) che non è assolutamente casuale: è il mese in cui in tutto il mondo gli occhi sono puntati su di loro (nell’emisfero boreale per l’impollinazione, in quello australe per la produzione del miele e dei suoi derivati) ed è la data di nascita dello sloveno Anton Janša (1734-1773), considerato uno dei precursori dell’apicoltura moderna. Nel suo Manuale completo di apicoltura, che l’imperatrice Maria Teresa impose come base per tutto l’Impero, scrisse: “Tra tutte le creature del Signore, non ce n’è altra che sia allo stesso tempo utile, docile, e poco esigente, com’è l’ape”.
Questa passione si annodava per lui a quella per le arti figurative, che lo portò a iscriversi giovanissimo all’Accademia d’arte di Vienna nonostante all’epoca fosse praticamente analfabeta. Due passioni con molti legami, ben prima che lui stesso si mettesse a dipingere varie arnie. Immagini di api le troviamo come decorazioni di molte tombe tra i popoli antichi di tutto il mondo, da quelli del Vicino Oriente fino ai Maya: probabilmente erano viste come ponte tra mondo fisico e spirituale, vita terrena e ultraterrena.
Dalle tribù indigene è arrivato fino ad oggi anche l’uso del tatuarsi un’ape: nato per rappresentare la speciale connessione tra l’uomo e questo insetto, ha assunto una serie di ulteriori significati legati alla sua variegata simbologia: lealtà, unità, disponibilità al sacrificio, protezione, dolcezza. Queste e altre accezioni le ritroviamo pure nell’araldica, in particolare come “firma” nelle opere commissionate dalla famiglia Barberini (a partire da papa Urbano VIII) e dell’epopea di Napoleone Bonaparte (che voleva così ricollegarsi alla dinastia merovingia).
Le api, con tutti i loro significati, le rintracciamo anche nei versetti della Bibbia e nelle omelie dei Padri della Chiesa, oltre che in alcune tradizioni e leggende cristiane (come il ronzare molto fragoroso poco prima della mezzanotte alla Vigilia di Natale). Non mancano i riferimenti nella liturgia – con due citazioni nel Preconio pasquale a ricordare che senza di loro non ci potrebbe essere il Cero, segno del Risorto – e nel magistero pontificio: Pio XII nel 1958 disse che le api sono utili non solo per quello che producono, ma anche perché il loro meraviglioso mondo sfida l’intelligenza umana, apre al mistero e porta a desiderare una dolcezza piena.

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