Una giornata particolare
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Contro il pregiudizio da osteria non c’è ricorrenza o nazionalità che tenga

Una mattina mi son svegliato e ho trovato un messaggio social che diceva: “veronese = razzista”. E poi per tanti altri giorni ancora. Dato che non ne voglio proprio sapere, ho subito pensato di cambiare cittadinanza. La cosa più facile – pensavo – è diventare bresciano, potendo addirittura rimanere nella stessa Diocesi e con lo stesso settimanale… ma senza essere “veronese = razzista”...

Parole chiave: Una giornata particolare (117), Luca Passarini (103), Razzismo (8)

Una mattina mi son svegliato e ho trovato un messaggio social che diceva: “veronese = razzista”. E poi per tanti altri giorni ancora. Dato che non ne voglio proprio sapere, ho subito pensato di cambiare cittadinanza. La cosa più facile – pensavo – è diventare bresciano, potendo addirittura rimanere nella stessa Diocesi e con lo stesso settimanale… ma senza essere “veronese = razzista”.
Sarebbe bello poterlo fare, ma dal momento esatto del cambio-cittadinanza diventerei grezzo, egoista e freddo. Non mi piacerebbe essere così. E allora che cittadinanza prendere? Mi è venuta un’ideona: le “giornate particolari” possono essere la mia soluzione! E così ho scoperto che il 30 novembre è la Festa della Toscana, dato che proprio lì in quel giorno del 1786, per la prima volta al mondo, fu adottato un codice penale che aboliva la pena di morte.
Che bello essere toscani! O forse no, dato che sarei antipatico e con un carattere orrendo. Non mi piace. Vuoi vedere che allora il problema è forse la cittadinanza italiana? Perché con quella sei automaticamente ignorante e arraffone. Meglio allora andare all’estero. E in questi giorni c’è l’imbarazzo della scelta per le giornate nazionali. La più vicina geograficamente è l’Albania, che il 28 novembre celebra la festa dell’indipendenza dall’Impero Ottomano (la prima nel 1443, la definitiva nel 1912) e la liberazione dal nazismo (1944). Ma mi dicono i bene informati che, se diventassi albanese, sarei vendicativo e ladro.
Non mi sta bene. E se diventassi cittadino del Congo, dato anche che il giorno di festa è lo stesso? Nessuno mi vedrebbe certamente come razzista, ma tanti mi penserebbero un malato di ebola guerrafondaio. Non ne vale la pena! Anche perché le alternative in questi giorni del calendario non mancano: Festa dell’Indipendenza del Suriname (25 novembre), Giornata della costituzione indiana (26 novembre), Giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese (29 novembre), Festa dell’indipendenza delle Barbados (30 novembre), Giornata nazionale della Scozia (30 novembre).
Vasta scelta, ma da fare con consapevolezza. Perché con la cittadinanza del Suriname diventerei immediatamente un narcotrafficante; se chiedessi di diventare indiano, sarei un maleducato, che si veste male e che parla peggio; se diventassi palestinese, poi dovrei andare subito dallo psicanalista per una doppia personalità ovvero un “buono-perseguitato” e un “cattivo-terrorista”; se mi facessi accogliere dalle Barbados sarei sicuramente un ricettatore di denaro sporco; potrei allora diventare scozzese, accettando i capelli rossi e la barba folta… ma non mi va di essere un alcolizzato (anche perché pure quello è “veronese”).
E allora come fare? In attesa della Giornata mondiale dei pregiudizi da bar, mi godo la solennità di Cristo Re, colui per il quale “non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina”. Miscelando senza pregiudizi san Paolo, i moschettieri e i Cinque stelle: “Tutti in uno, uno vale uno”.

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