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“Romanzo siciliano” sa troppo di fiction

Dopo che la Rai ha messo in scena con Il sistema il giro di malaffare di Roma Capitale, ora le telecamere di Mediaset si sono spostate nell’isola maggiore d’Italia per dare vita a Romanzo siciliano. La narrazione si muove secondo i più collaudati cliché di questa regione...

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“Romanzo siciliano” sa troppo di fiction

Dopo che la Rai ha messo in scena con Il sistema il giro di malaffare di Roma Capitale, ora le telecamere di Mediaset si sono spostate nell’isola maggiore d’Italia per dare vita a Romanzo siciliano. La narrazione si muove secondo i più collaudati cliché di questa regione, dove a destare l’attenzione è in modo quasi assoluto la mafia e tutto ciò che ruota attorno ad essa. Le forze del bene e del male si contendono la vittoria nell’ennesima battaglia di cui non si vede la fine.
Fabrizio Bentivoglio, milanese doc, e Claudia Pandolfi, romana purosangue, danno vita a degli improbabili servitori dello Stato immersi nel rovente clima siculo. I loro personaggi sono veri e propri pesci fuor d’acqua, tanto la loro modesta interpretazione, quasi una caricatura, si distacca dal quadro reale della vita dell’isola. Il confronto con Il commissario Montalbano o La piovra, in proposito, è davvero impietoso. Il boss Salvo Buscemi, interpretato da Ninni Bruschetta, nato a Messina, appare di sicuro più attendibile se non altro per la sua ben marcata inflessione dialettale. L’atmosfera che si respira è di continua tensione, ma troppo artificiale perché sia credibile. I risvolti umani dei protagonisti sono del tutto superficiali. La trama è abbastanza scontata, mescolando affetti privati e impegno pubblico, tensioni all’interno dell’Arma dei Carabinieri, collusione tra mafia e politica, legami d’onore per difendere i quali s’immola ogni valore, compresa la vita degli amici.
La Sicilia è così condannata a essere rappresentata solo secondo un’unica ottica, monocorde, insistente e squalificante. Altre regioni, invece, hanno investito molto di più perché nelle loro terre fossero girati prodotti di successo: dal Piemonte all’Alto Adige, da Trieste fino a Napoli. Vicende connotate da un sano realismo, magari con qualche troppo marcato interesse promozionale, ma comunque in grado di raccogliere il favore del pubblico.
Il quadro complessivo di Romanzo siciliano è da racconto d’appendice e presenta le vicende minori di una storia che ha altrove i suoi veri eroi. Il quadro così rassicurante, dove già si possono dal salotto di casa intravedere le mosse successive, manca di un’anima, un vero motivo profondo e reale per cui si snodano le vicende. La fiction, più che un romanzo, intriso di passione e sentimenti, pare un videogioco, ove in maniera quasi del tutto meccanica a un’azione corrisponde un’identica reazione. Lo share che si aggira attorno all’11%, inferiore clamorosamente anche alla replica di Una pallottola nel cuore di Rai, 1 dimostra che agli italiani piace una ben diversa narrativa.

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