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La mafia qui è solo uno stereotipo

Puntualmente come succede ormai dal 2006 ogni tre anni, è tornata sui teleschermi l’Onore e il rispetto parte quarta, fiction targata Mediaset. La complessa storia, scritta dal fecondo autore televisivo Teodosio Losito...

La mafia qui è solo uno stereotipo

Puntualmente come succede ormai dal 2006 ogni tre anni, è tornata sui teleschermi l’Onore e il rispetto parte quarta, fiction targata Mediaset. La complessa storia, scritta dal fecondo autore televisivo Teodosio Losito, narra in modo romanzato, quasi fosse cronaca rosa, le vicende di mafia e di amore che ruotano attorno al malavitoso Tonio Fortebracci, capace di sopravvivere a ogni attentato. Sono innumerevoli, infatti, quasi come i matrimoni di Beautiful, le occasioni in cui, mentre tutti gli altri personaggi cadono vittime di mano armata, lui, invece, resta sempre vivo e vegeto, ed è solo sfiorato da qualsiasi tipo di proiettile.
A dare sapore alla trama, più che la mafia e la vendetta, sono le sue tumultuose storie d’amore, sempre in bilico tra la passione autentica e lo sfrontato uso del suo ascendente personale sul gentil sesso per primeggiare sugli altri e raggiungere così i propri scopi criminali. Siccome anche tutte le sue spasimanti muoiono ammazzate, ormai ha collezionato una serie di amanti degna di un album di figurine.
Gabriel Garko è il simbolo di questa storia che poggia più sul fascino che il suo volto e il suo fisico esercitano sul pubblico femminile che non sulle sue capacità artistiche. Attorno a lui una lunga serie d’interpreti di bell’aspetto come Francesco Testi e Christopher Leoni che usano un linguaggio abbondantemente desunto da un manuale di espressioni scurrili. Il dialetto siciliano che viene parlato per rendere più verosimile il racconto è alquanto rivisitato e ripulito perché sia comprensibile a tutti, così come l’inglese dei mafiosi d’oltreoceano.
Questo nuovo teleromanzo fa acqua da tutte le parti: dalla sceneggiatura alla colonna sonora, fino ai dialoghi. Sembra un fotoromanzo popolare degli anni Settanta, talmente sono inespressivi i volti di chi recita. La storia potrebbe essere ambientata in Lombardia o in Abruzzo che nulla perderebbe del suo nucleo centrale che poggia sui peggiori stereotipi del mafioso che vuole essere creduto un gentiluomo. In questa serie in modo particolare, a voler colpire l’immaginario del pubblico sono gli sforzi che il protagonista mette in atto per salvare e proteggere la propria figlia, rispettando però le rigide regole della faida mafiosa. Lo share iniziale del 20% sceso al secondo appuntamento al 17% è segno, comunque, di un consenso immutato del pubblico che vi riconosce una fiaba moderna in cui i sentimenti più forti, come il senso dell’onore e il rispetto anche a costo dell’odio e della vendetta, si mescolano all’amore paterno o filiale cui tutto è immolato.

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