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Ma i miracoli sono una cosa seria

Anche la religione sul piccolo schermo è sottoposta alle rigide regole dello spettacolo. E così La strada dei miracoli, la nuova trasmissione di stampo religioso-popolare che Rete 4 ha lanciato in prima serata...

Ma i miracoli sono una cosa seria

Anche la religione sul piccolo schermo è sottoposta alle rigide regole dello spettacolo. E così La strada dei miracoli, la nuova trasmissione di stampo religioso-popolare che Rete 4 ha lanciato in prima serata, è un lungo contenitore di fatti e fatterelli commentati “alla buona”, come quando si è in fila per comprare la frutta al mercato. Sulla lunga pista d’atletica dello studio televisivo s’incontrano i più consunti luoghi comuni, le storie più clamorose, i racconti più incredibili di conversioni già sentiti molte volte; miracoli e apparizioni che richiamano in modo acritico le masse, magari sobillate da qualche millantatore. Punto di partenza è spesso ciò che ruota attorno alle guarigioni prodigiose, all’incursione del divino nell’umano, ai fenomeni che sfidano le leggi della natura. Di tutto questo si fa un bel mix capace di spacciare per sensazionalistico ciò che spesso è in realtà assolutamente ordinario come un momento intenso di preghiera o la devozione a un santo.
I primi della classe nel lungo percorso del pop religioso, capaci di attirare maggiore attenzione, sono i fenomeni di massa legati alle figure di padre Pio e papa Wojtyla, come pure i pellegrinaggi a Medjugorje, tutti argomenti sui quali le chiacchiere possono continuare all’infinito. In tre ore (tanto dura ogni puntata) si parla in modo epidermico di un fenomeno o di un personaggio, lasciando però spesso da parte ciò che doverosamente renderebbe più facile e adeguata la comprensione, ossia la dimensione religiosa. Così il genuino atto di fede è trasformato in un rito un po’ scaramantico che sa di creduloneria, in un fatto che ha connotati molto demagogici, dove alla fine il confine con la scaramanzia o la superstizione non è così ben delineato. Anche il più scettico si limita a costatare che, visto che tutto ciò male non fa, non si deve avere vergogna di dare un briciolo di veridicità anche ai fenomeni più anomali. Ad attirare, più che un possibile risveglio, approfondimento o confronto dialettico sulla fede e i suoi contenuti è, invece, solo il sensazionalismo. La giornalista Safiria Leccese non è particolarmente preparata né è esperta di tematiche religiose; naviga a vista in un mare che non conosce affatto, a bordo di una modesta barchetta che vuole sfidare le onde dell’oceano. Parla di religione e di cattolicesimo come un astemio potrebbe intendersene di vini pregiati. L’auditel però le dà ragione: il programma con più del 6% di share batte i talk show politici come Ballarò e diMartedì. Agli italiani stufi della politica non interessa più per chi votare nelle prossime elezioni, ma a che santo votarsi.

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