Una giornata particolare
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Il culto di Olaf, il re santo che cristianizzò i vichinghi

Il 29 luglio in molti Paesi del Nord Europa si festeggia Olaf: non si tratta del simpatico pupazzo di neve della saga Frozen (della Walt Disney) né del cancelliere tedesco Scholz, ma del “re grosso”, nato nel 995 a Ringerike, cittadina della Norvegia meridionale...

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Il culto di Olaf, il re santo che cristianizzò i vichinghi

Il 29 luglio in molti Paesi del Nord Europa si festeggia Olaf: non si tratta del simpatico pupazzo di neve della saga Frozen (della Walt Disney) né del cancelliere tedesco Scholz, ma del “re grosso”, nato nel 995 a Ringerike, cittadina della Norvegia meridionale. Di sangue nobile e dal carattere orgoglioso, appena dodicenne iniziò le sue scorribande sulle coste di Inghilterra, Paesi baltici e Normandia. In quest’ultima, secondo la tradizione, incontrò per la prima volta anche il Vangelo e i riti cristiani. Tornato stabilmente in patria a vent’anni, grazie anche ad un esercito che man mano andava ingrossando le fila, prese il potere e nel 1016 si autoproclamò re di Norvegia, sconfiggendo tutti coloro che in quel tempo si dividevano il dominio. Come spesso succedeva all’epoca, impose la sua religione come religione di Stato: grazie anche ai missionari e al vescovo Grimkjell (o Grimkell) a cui affidò la diocesi di Nidaros (oggi Trondheim), il cristianesimo si impiantò in tutta la Norvegia, rappresentando anche un’arma di identità rispetto ai poteri stranieri. Costretto alla fuga nel 1028 per ostilità interne, tornò due anni più tardi per giocarsi il tutto per tutto contro il re danese Canuto: il 29 luglio 1030 morì nella battaglia di Stiklestad. La sua fama si diffuse ancor di più, soprattutto a causa del malcontento della gente rispetto ai nuovi dominatori. La popolazione, ormai del tutto cristianizzata, cominciò a diffondere l’idea che la sua uccisione fosse stato un grave peccato contro Dio e che lui fosse un martire; a sostegno di tutto questo, le numerose testimonianze di miracoli che avvenivano continuamente sia nel luogo della battaglia che in quello della sepoltura. Il vescovo Grimkjell, che per le sue origini inglesi aveva familiarità con la canonizzazione dei re, a partire in particolare da Alfredo il Grande (848-899), si mise a raccogliere le notizie dei miracoli (una cinquantina i più importanti) e a farle circolare in maniera ufficiale. In pochi anni fu costruita una nuova cattedrale a Nidaros, dove nel 1031 furono traslate le spoglie mortali e ogni 29 luglio si festeggia il martire. L’afflusso dei pellegrini in questa cittadina era così grande da renderla la prima e unica sede arcivescovile in Norvegia. Nonostante molti dubbi degli storici, le diverse agiografie di questo re santo sono state importanti per fornire un’identità forte e definita al cristianesimo nordico, oltre che a raccogliere attorno ad un’unica figura una popolazione complessa come quella norvegese dell’epoca. Il suo culto si diffuse in tutto il continente europeo (c’è una chiesa a lui dedicata anche a Costantinopoli) e sopravvisse alla riforma protestante. Tra le celebrazioni più antiche e più importanti in onore di Olaf vi è quella nelle isole Fær Øer: qui per tre giorni vi è la festa nazionale chiamata Ólavsøka, caratterizzata in particolare da processioni religiose con abiti antichi, discorsi pubblici di ministri, incontri sportivi, danze tradizionali, eventi culturali.

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