Spiato in tv
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La parodia dei reality non cattura

Realiti, scritto volutamente in modo sbagliato rispetto al vocabolo inglese, è un programma di cabaret che fa il verso al genere televisivo di cui porta il nome...

Parole chiave: Realiti (1), Enrico Lucci (1), Spiato in tv (180), Giuseppe Begnigni (48)
La parodia dei reality non cattura

Realiti, scritto volutamente in modo sbagliato rispetto al vocabolo inglese, è un programma di cabaret che fa il verso al genere televisivo di cui porta il nome. In uno studio strampalato, denominato magazzino Rai, pieno di cianfrusaglie, su cui campeggiano due troni rossi, Enrico Lucci (nella foto) mette in scena quanto di peggio, di banale, di scontato e grottesco ci sia nei programmi che vorrebbero rappresentare la realtà. Egli ha messo insieme alcuni luoghi comuni dei modelli ispiratori come, ad esempio, il confessionale, che nel Grande Fratello è quella stanza dove ognuno parla di sé, nascosto rispetto al resto dei concorrenti, ma davanti a milioni di persone pronte con il televoto ad assolvere o condannare in nome della sovranità popolare. La giuria dei tre saggi, senza arte né parte, come avviene in X Factor, è qui composta dall’attrice Asia Argento, dal cantante rap Luchè e dallo scrittore Aurelio Pica. Naturalmente fra loro deve regnare la polemica, la contrapposizione, mescolata a qualche gesto plateale, secondo un cliché consolidato. Anche Lucci, dall’aria trasognata, si rifà alla regina indiscussa del genere, Barbara d’Urso, sempre pronta a dichiararsi amica intima di qualsiasi ospite. Vestito in modo eclettico, con il viso arcigno e il tono volutamente cafone, il conduttore mette alla berlina, con esilaranti gag, il peggio di questo genere di trasmissioni che prende di mira con frasi insulse, domande assolutamente fuori luogo, dibattiti e scoop su temi insignificanti. La parodia dei programmi assomiglia fatalmente a quanto si vede negli originali. Il sarcasmo, la freddura e la presa in giro accorciano queste distanze. Come in ogni buon reality, la vacuità degli argomenti sembra non finire mai. Concorrenti, inconsapevoli di essere tali, sono i personaggi che si sono messi più in vista nel corso della settimana, e si sfidano a suon di false dichiarazioni e video rimaneggiati. La durata del programma è davvero eccesiva. Ogni reality che si rispetti, vero o falso che sia, è sempre inesorabilmente lunghissimo e così l’attenzione e l’interesse calano facendo venir meno la curiosità iniziale. Lo share della prima puntata si è fermato a un assai misero 5%, ben al di sotto delle aspettative. Lucci con la sua freddezza non crea empatia. Il pubblico non si lascia più scaldare il cuore da battute sempre più ciniche e spinge questo genere di programma verso la strada del tramonto.

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