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I pompieri della tivù: umani, come noi

Station 19, porta ancora una volta, in questa calda estate, il telespettatore a entrare in una caserma di vigili del fuoco, ora, non più a Chicago, come avviene su Italia 1, bensì a Seattle, città invece scelta da Canale 5.

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I pompieri della tivù: umani, come noi

Station 19, porta ancora una volta, in questa calda estate, il telespettatore a entrare in una caserma di vigili del fuoco, ora, non più a Chicago, come avviene su Italia 1, bensì a Seattle, città invece scelta da Canale 5. Come già si vede in Chicago fire, infatti, così anche in questa nuova serie americana, i servitori dello Stato, pronti a intervenire in caso di bisogno, danno il meglio di loro stessi per riuscire a risolvere quelle che sono le normali emergenze che possono succedere in una grande città in una giornata qualsiasi. Fra i colleghi nella stessa stazione da dove partono i camion per spegnere gli incendi, nascono inedite situazioni sentimentali che possono mettere a repentaglio la corretta maniera di procedere e l’intesa tra colleghi. Infatti, la coppia protagonista, che un po’ alla volta si viene a creare e consolidare, di puntata in puntata, è alle prese con il dubbio se rivelare o no questa relazione, dal momento che entrambi i componenti sono in lista per guidare il reparto di uomini e di donne, ma uno solo di loro due avrà la meglio. Per complicare ancora di più la situazione, si mette di traverso anche il padre della ragazza, malato terminale all’insaputa di tutti, che lavora negli uffici della stessa caserma, e che non vede di buon occhio la relazione della propria figlia con il futuro genero, perché parte dell’identico gruppo di agenti che hanno come base operativa la stazione numero 19.
In questa serie, infatti, più che in altre con ambientazioni simili, a prevalere sulle azioni di salvataggio sono proprio di gran lunga i sentimenti, in modo particolare anche quelli di vicinanza e di comprensione degli agenti verso i malcapitati. Negli interventi, questo modo di approcciarsi alle persone in pericolo spesso conta di più delle corrette manovre prescritte dal protocollo. Ancora una volta al telespettatore è riservato un prodotto di bassa qualità, che nulla ha di più rispetto a una fiction o a una soap opera.
Durante l’estate questo genere di programmazione sembra la maniera più veloce e a basso costo per riempire le serate di palinsesto di chi non trova di meglio che guardare il piccolo schermo rispetto a starsene all’aria aperta. Guardando questa serie, se da una parte è negata ogni tipo di adrenalina, dall’altra si respira aria di casa, perché la vita dei pompieri ricalca le dinamiche di tante comunità familiari o professionali, dove i problemi quotidiani vengano affronti in mezzo a qualche invidia, risentimento, oppure con una certa diffidenza reciproca, ma anche slanci inaspettati di affetto, comprensione e generosità.

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