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Violenza e sangue nella storia dell’Italia contemporanea

David Forgacs
Messaggi di sangue
La violenza nella storia d’Italia
Laterza - Bari 2021
pp. 392 - euro 25

Violenza e sangue nella storia dell’Italia contemporanea

La buona storia sta pure nella narrazione. Perché interpretare gli avvenimenti, spiegarli, valutarli, significa già fornire indicazioni e orientamenti. È la capacità narrativa a tessere quel legame che unisce gli episodi perché, come sanno gli studiosi, la storia non esiste in natura. Esistono documenti, luoghi, monumenti, oggetti, opere d’arte che ricordano il passato, ma la loro storia è un’altra cosa. È un processo di riconoscimento e di ricostruzione di quanto il passato ci ha lasciato, nel bene e nel male.

Nel male c’è la violenza, di cui parla David Forgacs nel suo Messaggi di sangue, edito da Laterza. Nato a Londra nel 1952, Forgacs insegna al Department of Italian Studies a New York dove, sulla spinta di studenti interessati a comprendere i motivi della ricorrenza, nel nostro Paese, di sanguinosi episodi di violenza, è stato concepito questo libro.

Partendo dalle battaglie di San Martino e Solferino del 24 giugno 1859 (4.783 mori sul campo tra austriaci, francesi e sardo-piemontesi) per arrivare alla tentata strage compiuta da Luca Traini a Macerata il 3 febbraio 2018 (17 bossoli e 14 frammenti di proiettili rinvenuti, 6 stranieri feriti, dodici anni di reclusione confermati dalla Cassazione lo scorso 24 marzo), l’autore  analizza il modo in cui gli atti di violenza sono usati come messaggi, come i mass media li abbiano trattati e quale impronta abbiano lasciato nella memoria collettiva, lavorando su una vasta gamma di fonti, comprese canzoni popolari, fotografie, filmati ed opere letterarie.

Dalle battaglie del Risorgimento alle decimazioni del primo conflitto mondiale, dallo squadrismo fascista alle stragi di mafia, dalle 335 vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine alle 370 della violenza eversiva nel periodo 1969/1988, la storia dell’Italia contemporanea è dunque scandita da una serie di note sanguinanti che comunicano il potere – anche quello legittimo dello Stato – attraverso l’atto violento.

Forgacs analizza pure il rapporto esistente tra i vecchi ed i nuovi mezzi di comunicazione, ricordando che “l’oralità è stata storicamente considerata un mezzo di trasmissione di informazioni che possono essere false e avere conseguenze dannose”; però, soprattutto rispetto ai canali orali, i social media ed i social network sono veicoli molto veloci, che fanno volare le voci sospette e gli incitamenti all’odio con una celerità inconcepibile negli anni in cui nacque l’Italia unita. Anche se il nostro Paese “non è certo un caso unico tra gli Stati contemporanei per la presenza ricorrente della violenza nella sua storia né per i tipi specifici di violenza che ha vissuto”.

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