Rascel, eclettico artista dal garbato umorismo

Un documentatissimo volume, ricco di dettagli e informazioni tratte da archivi pubblici, privati, emeroteche, biblioteche, e di carteggi anche inediti, permette di ricostruire la vita di un’icona dello spettacolo italiano del secolo scorso, dei cui cambiamenti è stato testimone ed attento osservatore: Renato Rascel (1912-1991). A scriverlo Elisabetta Castiglioni, dottoressa di ricerca in Storia, teoria e tecnica del teatro e dello spettacolo, giornalista, critica e promoter culturale, che dell’artista, romano come lei, si occupa da più di vent’anni, dalla tesi di dottorato, discussa alla Sapienza nel 2000.

Autore originale, eclettico, raffinato, comico futurista e umorista surrealista dall’aria stralunata, nella sua lunga carriera Rascel, al secolo Renato Ranucci, si dedicò ai più svariati generi artistici, dimostrando di interpretare con straordinaria disinvoltura ogni ruolo. Esordì nella dura palestra dell’avanspettacolo e del varietà, in cui dimostrò da subito di sapere giocare, oltre che con le parole, con il corpo; si riconfermò “animale da palcoscenico” nella rivista e nella commedia musicale; affrontò la prosa, cimentandosi in personaggi comici e grotteschi, per approdare al cinema, alla televisione, alla radio, alla musica leggera, che gli diedero la popolarità. Chi non ricorda le celebri macchiette del Gaucho, del Toreador, del Corazziere, di Napoleone, la canzone parodiata È arrivata la bufera, le pubblicità del brodo Star e della penna biro Bic al Carosello, lo sceneggiato I racconti di Padre Brown e infine brani intramontabili, come Arrivederci Roma, Domenica è sempre domenica?

“Rascel, alias il ‘Piccoletto’ – scrive l’autrice – ricopre fulgidamente l’attività di musicista, interprete, regista, compositore, ballerino, cantante, autore dagli anni Trenta agli Ottanta, toccando indistintamente le corde comiche e drammatiche, senza mai pretese intellettualistiche. Il suo umorismo garbato produceva un genuino benessere mentale e il suo impegno nell’affrontare ogni nuova avventura si rifletteva in un apprezzamento e sorriso del popolo che rispettosamente vi si rispecchiava, incantandosi, per poi imitarne le arguzie più originali e così facendo collaborare a costruire un parziale subconscio immaginifico collettivo”.

Il saggio, corredato di fotografie d’epoca, restituisce un ritratto a tutto tondo di questo artista unico, che purtroppo non ha lasciato eredi, capace di risvegliare in molti di noi ricordi, ma anche di rivelarsi ancora attuale.