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Le curve degli stadi (oggi deserte) specchio deforme della società italiana

Tobias Jones
Ultrà. Il volto nascosto delle tifoserie di calcio in Italia
Newton Compton Editori
Roma 2020
pp. 384 – euro 9,90

Le curve degli stadi (oggi deserte) specchio deforme della società italiana

È uscito in Gran Bretagna quindi è stato tradotto in italiano e pubblicato per i tipi della Newton Compton e ora può esser letto da chi, nel nostro Paese, parla e scrive di curve e di tifosi spesso semplificando un mondo complesso. Si intitola Ultrà. Il volto nascosto delle tifoserie di calcio in Italia, libro scritto da Tobias Jones, giornalista inglese che studia e frequenta i tifosi italiani da diversi anni, essendo residente a Parma (squadra per cui fa il tifo insieme all’Everton).
Si dirà: l’ennesimo lavoro sociologico sui tifosi delle curve, quelli violenti e razzisti, feccia irrecuperabile, coacervo di tutti i mali di questa povera Italia. Non è proprio così. Jones, laureato in Storia moderna, ha operato come “storico dell’istante”, secondo la definizione che Umberto Eco diede sul giornalista, attraverso una ricerca sul campo attuata verificando le fonti (per lo più storie orali, ricche “ma non sempre affidabili”), con un distacco critico che gli ha permesso di dare la parola agli stessi protagonisti del libro.
“Le curve sono il posto dove si riconoscono i capi, dove ci sono sergenti, luogotenenti e capitani. Ha un’organizzazione militare e gli ultrà sono dei militari”, afferma uno di questi protagonisti, un supporter dell’Hellas sentito da Jones il quale distingue così il tifoso, appassionato, attento, competente e tranquillo, dal “curvarolo”, socialmente impresentabile eppure attivo durante il lockdown, come accaduto a Roma, dove gli ultras giallorossi hanno raccolto fondi per l’ospedale Spallanzani.
Le curve sono popolate “da tifosi di calcio a cui del calcio non interessa più di tanto, convinti che la politica debba stare lontano dalle curve, ma con tifoserie fortemente politicizzate, un mondo tossico che però ha permesso a tanti di loro di stare lontano dalle droghe, intolleranti ma anche aperti a tutti, per natura violenti ma anche altruisti”, scrive Jones, che ha passato due anni con gli ultrà del Cosenza.
Se padre Fedele Bisceglia ha fondato, grazie all’aiuto degli ultras, la mensa dei poveri di Cosenza, quelli del Genoa e della Samp hanno costituito una cooperativa che ha permesso a molti di loro di avere un lavoro. Perché allora picchiano? “Semplicemente – scrive Jones – perché si divertono a farlo e nessuno lo nega. Anzi, lo rivendicano”. Così come rivendicano la loro presenza in curva, perché chi la frequenta è un idealista. “In fin dei conti va a sostenere la squadra della sua città e sappiamo che un idealista in certe occasioni può diventare anche un duro, anche un estremista”, afferma una delle figure di spicco delle Brigate Gialloblu sentita da Jones. Che nel ricordare come il vocabolo “ultrà” derivi dal latino ultra (traducibile in oltre, al di là), conclude con la seguente constatazione: il calcio non può esistere senza i tifosi, ma neppure senza gli ultras i quali, a partire dagli anni Settanta, “hanno trasformato le curve nello specchio della società italiana, mostrandone nel contempo un riflesso e un’immagine distorta”.

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