L'anno santo con Dante
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Gli ignavi vivono solo per se stessi

Appena entrato nell’Inferno, nel suo tratto di vestibolo o antinferno, tra la porta infernale e il fiume Acheronte, Dante incontra gli ignavi, punzecchiati, per la legge del contrappasso, da mosconi e da vespe...

Gli ignavi vivono solo per se stessi

Appena entrato nell’Inferno, nel suo tratto di vestibolo o antinferno, tra la porta infernale e il fiume Acheronte, Dante incontra gli ignavi, punzecchiati, per la legge del contrappasso, da mosconi e da vespe. Non sono stati né buoni né cattivi. Sono vissuti senza commettere azioni infamanti, ma anche senza compiere azioni degne di lode. Non hanno dato segni di vita. Semplicemente, sono vissuti per se stessi. Per questo non sono degni del Paradiso, perché non sono piaciuti a Dio e perché i beati ne riceverebbero danno alla loro bellezza intessuta di opere buone; ma nemmeno sono punibili nell’Inferno, perché gli stessi condannati se ne glorierebbero, in quanto, pur avendo agito male, comunque qualche cosa hanno fatto. Sono persone che non meritano nemmeno uno sguardo, tanto sono disprezzabili per Dante.
Nel mondo non hanno lasciato traccia di fama. Di conseguenza, non sono presi in considerazione né dalla misericordia (Paradiso) né dalla giustizia di Dio (Inferno).
Alcuni versi: “Questo misero modo / tengon l’anime triste di coloro / che visser sanza infamia e sanza lodo. / Mischiate son a quel cattivo coro / delli angeli che non furon ribelli / né fur fedeli a Dio, ma per sé foro. / Cacciali il ciel per non esser men belli, / né lo profondo inferno li riceve, / ch’alcuna gloria i rei avrebber d’elli… / Fama di loro il mondo essere non lassa; / misericordia e giustizia li sdegna: / non ragioniam di lor, ma guarda e passa… / Incontanente intesi e certo fui / che questa era la setta de’ cattivi, / a Dio spiacenti ed a’ nemici sui. / Questi sciagurati che mai non fur vivi” (Inferno, III,34-42.49-51.61-61-64).
Sta di fatto che le persone immerse negli affari politici, economici, culturali e religiosi condividono con Dante un certo disprezzo per le persone insignificanti a livello sociale, per le persone cioè intente esclusivamente a se stesse, indifferenti alle sorti degli altri. Tuttavia, una certa tendenza culturale all’individualismo sfrenato non può non far riflettere, in quanto mette in movimento nelle persone una chiusura verso il sociale, per far perno su se stesse, come fossero l’epicentro del mondo.

† Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona

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