Il Fatto di Bruno Fasani
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Non tutto negativo dietro questo esodo

Altre volte le domande intercettano paure neppure tanto velate. E se portassero via il lavoro ai cittadini nostrani? E se tra loro si annidassero pericolosi terroristi, pronti a trasformare le nostre città in scenari di violenza? Neppure papa Francesco esclude questa ipotesi, come ha ricordato nei giorni scorsi...

Parole chiave: Il Fatto di mons. Bruno Fasani (46)

La marea umana che bussa disperata alle porte d’Europa, in cerca di una terra promessa, pone non pochi problemi e interrogativi. Quasi sempre si tratta di questioni concrete, che domandano risposte altrettanto concrete e immediate. Chi deve accogliere questi disperati? E dove sistemarli? E come garantire loro un futuro? E che lavoro offrire, visto il tasso di  disoccupazione che già mortifica la nostra gente? Sono domande serie che esigono progetti politici di grande respiro e di non facile attuazione.
Altre volte le domande intercettano paure neppure tanto velate. E se portassero via il lavoro ai cittadini nostrani? E se tra loro si annidassero pericolosi terroristi, pronti a trasformare le nostre città in scenari di violenza? Neppure papa Francesco esclude questa ipotesi, come ha ricordato nei giorni scorsi. E se la nostra cultura fosse travolta da quella musulmana, ridotta a polpetta senza identità, a tutto favore di quella forte dell’Islam, pronto a imporsi sulla debolezza di un’Europa rinunciataria e perdente.
La riedizione dei libri di Oriana Fallaci, con i suoi gridi di allarme verso il pericolo islamico, ma anche la pubblicazione di testi meno famosi, che vedono nel fenomeno migratorio l’ora di Satana, sono a testimoniare un’inquietudine reale. Se poi ci mettiamo certa politica, che va a pescare consenso elettorale nelle paure della gente, il cerchio si chiude implacabile, senza spiragli di speranza.
Mi sembra che in tutta questa congestione, ciò che manca sia una riflessione a più ampio respiro, capace di guardare oltre l’orizzonte della contingenza, per quanto problematica e dolorosa.
Su tutto si impone una domanda: ma davvero questo esodo biblico è la piaga del XXI secolo?  E se esso non fosse invece il primo fiore di mandorlo di una primavera epocale, verso una modernizzazione dell’Islam? Sappiamo che sui gommoni dei disperati ci sta molta gente che fugge dalle zone di guerra. A tenere la scena è soprattutto la Siria, ma sui gommoni non ci sono solo loro. Un numero altrettanto grande e forse ancor più numeroso è costituito da persone in fuga dalla miseria, ma anche dalla mancanza di libertà.
L’Europa non è solo la Terra promessa della sicurezza dove vivere senza gli orrori delle guerre. Essa appare, prima ancora, come lo spazio della libertà e dei diritti riconosciuti. Essa è la risposta alle folle dei Paesi arabi scese in piazza per chiedere un rinnovamento della cultura e della politica dei loro governi. Fiumane di persone uscite lungo le strade a chiedere democrazia e tra loro, la maggior parte, giovani.  Questi giovani, andandosene dalla loro terra hanno detto a se stessi, alle loro famiglie, alla società in cui sono cresciuti, che quel mondo da cui provengono non può più coniugarsi con la modernità e tanto meno con ciò che oggi si chiama civiltà. Il loro addio è una sberla in faccia ha chi ha fatto di una religione un regime di paura e una gabbia di prigionia politica.
Penso che questo esodo, di cui non si vede il termine, e non soltanto perché non si conoscono le scadenze delle guerre, costituisca una trasfusione di sangue nuovo dentro le vene di persone cresciute in regimi che sembrano aver fermato le lancette della storia. Questi migranti che bussano alle nostre porte sono la denuncia più clamorosa di ciò che non va nei loro Paesi di origine. Saranno loro la più grande contaminazione democratica nei confronti dei loro fratelli rimasti nelle terre di provenienza.
Loro lo spot più credibile di cosa significhi vivere dentro una democrazia, potendo vivere a testa alta, da uomini liberi. Se così fosse, questo esodo potrebbe essere un primo raggio di luce dentro la notte crudele di Caino.

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