Il Fatto di Bruno Fasani
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Il problema degli immigrati va studiato con dati oggettivi

Che l’immigrazione costituisca un problema è fuori discussione. Quanto il problema sia oggettivamente quantificabile nei suoi effetti, a parte i numeri degli arrivi che ci vengono riportati, è una variabile che dipende molto da chi la racconta. Politica e media sembrano fare a gara nel farsene carico, entrambi convinti che a cavalcare l’onda ci sia comunque da far bottino. Si chiami audience o si chiamino voti, l’importante che la storia renda. E così anche nella gente cresce la diffidenza e qualche volta il rifiuto...

Parole chiave: Il Fatto (417), mons. Bruno Fasani (19), Immigrati (12)

Che l’immigrazione costituisca un problema è fuori discussione. Quanto il problema sia oggettivamente quantificabile nei suoi effetti, a parte i numeri degli arrivi che ci vengono riportati, è una variabile che dipende molto da chi la racconta. Politica e media sembrano fare a gara nel farsene carico, entrambi convinti che a cavalcare l’onda ci sia comunque da far bottino. Si chiami audience o si chiamino voti, l’importante che la storia renda. E così anche nella gente cresce la diffidenza e qualche volta il rifiuto. I dati statistici dicono che una gran parte degli italiani valutano il fenomeno in maniera molto critica. A creare disagio è soprattutto il senso di competizione che si attiverebbe con l’arrivo di questa gente. E così lo straniero diventa quello che ruba lavoro, casa e assistenza alla gente del luogo. A questo si aggiunge in molti la percezione che l’arrivo degli immigrati porti ad una crescita esponenziale dei fenomeni malavitosi.
Eppure basterebbe un po’ di onestà intellettuale nel far parlare i dati, per fare del fenomeno una lettura molto meno scomposta. Nei giorni scorsi l’Ocse, che comprende i Paesi europei più Turchia e Stati Uniti, ha pubblicato dei dati precisissimi per quanto riguarda la zona Ue. Nei prossimi cinque anni, fino al 2020, saranno necessari 7 milioni e mezzo di immigrati per sostituire coloro che escono dalla catena produttiva, per raggiunti limiti di età. Sappiamo che tutto il nostro Continente soffre di un invecchiamento senza ricambio. La sola Germania, per far fronte ai livelli produttivi attuali, necessita di 500mila persone l’anno. Se questo è il dato, va da sé che dovremo metterci d’accordo su come far arrivare questa gente e chi far arrivare e chi respingere, ma certamente il futuro rivendica la presenza degli immigrati se vorremo tenere gli standard di benessere che abbiamo raggiunto fin qui.
Per venire all’Italia sono ormai 5 milioni le presenze straniere tra di noi. Non potendo fare il computo sul lavoro nero o sullo schiavismo legato al caporalato, fenomeno vergognoso gestito da cittadini nostrani, va ricordato che la ricchezza prodotta dagli stranieri costituisce l’11% del Pil, ossia della ricchezza prodotta. Se poi si va a vedere la differenza tra i contributi da loro versati e quelli impiegati per la loro assistenza, si scopre che il saldo attivo è di 4 miliardi di euro. Un vero e proprio tesoro che entra nelle casse previdenziali per far fronte alle esigenze pensionistiche dei nostri concittadini italiani. Difficile a questo punto negare che l’immigrato sia una risorsa.
Si potrà obiettare che c’è molta disoccupazione nostrana in giro, senza contare quella giovanile. Causa degli stranieri? No, cari amici. Se si va a vedere, si scopre che vari settori sono entrati in crisi, non perché sono arrivati gli immigrati, ma per la cattiva gestione delle politiche industriali e del lavoro, senza scordare la strapotere delle banche, che per anni hanno imperversato facendo il bello e il cattivo tempo, senza un controllo vero della politica, finendo per travolgere nei loro giochi sporchi aziende e famiglie. Stesso discorso valga per i giovani. Non dimentichiamo che l’accresciuto tasso di scolarizzazione ha creato la cultura del lavoro bello, importante e ben pagato, lasciando i lavori più umili alla manovalanza straniera, senza che si trovino cittadini nostrani a ricoprire tali ruoli.
Per chiudere sul problema della delinquenza, va ricordato che gli stranieri coinvolti in fenomeni malavitosi sono il 3, 4%. Premesso che la delinquenza è sempre troppa anche se fossimo allo 0,01, c’è da chiedersi se basti questa percentuale per fare dello straniero un criminale. Probabilmente aiuta a distrarci da altri fenomeni, magari quelli legati alla corruzione nella politica e nella amministrazione del Paese.

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