Editoriale
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Realtà complessa? Non per i semplici

Parto da una sensazione provata durante l’incontro avvenuto tra i giornalisti e il vescovo mons. Zenti in occasione della celebrazione della memoria liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti...

Parto da una sensazione provata durante l’incontro avvenuto tra i giornalisti e il vescovo mons. Zenti in occasione della celebrazione della memoria liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Il Vescovo ha introdotto il momento di dialogo e confronto – che è diventato un appuntamento annuale in cui scambiarsi non solo degli auguri formali, ma per dirsi con franchezza cosa si pensa sui temi più rilevanti del nostro territorio – con la domanda: «Secondo voi, quali sono a Verona le questioni più urgenti e importanti da portare a conoscenza dell’opinione pubblica?». Qualche attimo di silenzio, affiora una sorta di imbarazzo perché di solito sono i giornalisti a porre le domande… «Ce lo dica lei, eccellenza, dal suo osservatorio speciale», ha rintuzzato una collega. Poi pian piano, poiché ai giornalisti non manca certo la capacità dialettica, un po’ alla volta sono emerse una serie di questioni che toccano non solo la nostra città, ma il Paese intero e anche oltre. Come il tema del lavoro, della famiglia, della salute, dei giovani, della professione giornalistica, della libertà e della verità nella comunicazione. La mia impressione è stata che si parte sempre dal nostro fiume cittadino, che a volte è in piena e trasporta di tutto; e a volte è in secca. Così è Verona: ci sono momenti in cui siamo come travolti da eventi più grandi di noi e ai quali non sappiamo porre argine; altre volte ci sembra che non accada proprio nulla che abbia un senso vero e proprio. Ma alla fine il fiume arriva sempre al mare e così noi in quella mattinata: siamo partiti dalle questioni cruciali di Verona e siamo finiti sui massimi sistemi. Ecco la mia sensazione: la vita è complessa, noi cerchiamo affannosamente di discriminare, cioè cerchiamo di distinguere qualche filo che ci permetta di sbrogliare la matassa; ma siamo sempre daccapo. Viviamo all’insegna della molteplicità: delle conoscenze, ma anche dei metodi e degli approcci alle questioni. Aggiungiamo che questa complessità tende a diventare contrapposizione, lotta, perfino odio e discriminazione. Insomma: il mondo è complicato e noi siamo sempre più inadeguati a gestire le molte cose che ci interessano o che ci angustiano. Se poi aggiungiamo che tutto questo popò di cose ci appare passeggero, fugace, effimero, il quadro è completo. Quindi mi dico: «Se rinasco, farò il monaco». Non è una fuga dalla realtà, ma un modo per dire a me stesso che la sconvolgente molteplicità è solo in ciò che sembra essere, perché l’essere in realtà è semplicissimo. Io credo nella semplicità.

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