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Piange il telefono (e ancor di più chi lo paga)

Prima dell’estate una mamma lavoratrice con figli, oberata dagli impegni, mi diceva che avrebbe voluto la settimana di dieci giorni per poter far fronte a tutte le incombenze. Mi verrebbe da suggerirle che al posto della “decimana” forse potrebbe fare al caso suo anche un anno con tredici mesi, anziché dodici...

Parole chiave: Bollette (3), Sky (1), Editoriale (402), Alberto Margoni (64)

Prima dell’estate una mamma lavoratrice con figli, oberata dagli impegni, mi diceva che avrebbe voluto la settimana di dieci giorni per poter far fronte a tutte le incombenze. Mi verrebbe da suggerirle che al posto della “decimana” forse potrebbe fare al caso suo anche un anno con tredici mesi, anziché dodici. E non sarebbe una novità visto che già le compagnie telefoniche da qualche tempo emettono lungo l’anno solare tredici bollette o altrettante ricariche del telefonino, incassando i relativi importi. Ovvero da quando alla cadenza mensile della fattura (o della ricarica) hanno sostituito quella di quattro settimane, cioè 28 giorni, naturalmente allo stesso prezzo. «Che volete che sia: due o tre giorni in meno, cambia poco!», avrà pensato l’italiano medio, che di natura è buono. Fatti i “conti della serva” ci si accorge però che due giorni un mese, tre giorni l’altro, si arriva in un anno a pagare giusto una mensilità in più o, se preferite i numeri, un +8,3%. E non è davvero poco, tenuto conto che qualche compagnia ne ha pure approfittato per aumentare le tariffe. Insomma, loro riducono i giorni e il povero Pantalone è costretto a pagargli pure la tredicesima! L’unica società che ancora mantiene la cadenza mensile è la sarda Tiscali.
Ma la furbata della mensilità corta riguarderà tra poco anche la pay tv: Sky infatti ha avvertito i clienti che dal mese prossimo ogni 28 giorni saranno tenuti a pagare l’importo del proprio abbonamento.
Dando uno sguardo all’Europa, si scopre che l’Italia ha fatto da apripista, considerando che è un mercato molto florido per la telefonia mobile. Solo in Germania una nota multinazionale ha adottato le scadenze ogni quattro settimane per le ricaricabili, mentre nel mondo sono già in vigore pure in India e Australia. Nonostante le multe dell’Antitrust agli operatori e la delibera dell’Agcom per il ripristino della cadenza mensile della bolletta almeno per i telefoni fissi, il ricorso delle compagnie al Tar dilazionerà la soluzione della querelle. Il Parlamento, auspice la maggioranza di governo, potrebbe inserire una norma nella legge di bilancio per ritornare alla scadenza originaria, ma tra ricorsi e controricorsi... campa cavallo.
E a chi fosse sconcertato per l’assordante silenzio della quasi totalità di giornali e tv sulla questione, ricordo sommessamente che sono proprio questi ad ospitare copiose e assai remunerative pubblicità dei gestori telefonici. Insomma: piange il telefono... e ancor più chi lo paga.

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