Editoriale
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Non c’è Covid che tenga...

Vedendo la nostra cara Verona letteralmente presa d’assalto dai turisti durante questo “ponte dei morti”, vengono spontanee un paio di considerazioni...

Parole chiave: Editoriale (382), Stefano Origano (141), Covid-19 (89)

Vedendo la nostra cara Verona letteralmente presa d’assalto dai turisti durante questo “ponte dei morti”, vengono spontanee un paio di considerazioni. Fa un gran piacere vedere tante persone, soprattutto famiglie con bambini vivaci, intrufolarsi con sguardi curiosi anche nelle viuzze più recondite a caccia di scorci panoramici; o sentire le guide turistiche che raccontano le bellezze di Verona in tutte le lingue. Fa piacere anche per i ristoratori e parte della nostra economia; sono un po’ meno contenti i residenti che faticano a spostarsi.
Ma la cosa sorprendente è un’altra: tutto questo andirivieni assomiglia molto ad un decreto: il Covid-19 non esiste più. È tale la voglia di uscire, di andare, di viaggiare, di fare baldoria in piazza che non fa più paura il pericolo di contagio. La gente ha detto basta, è stufa di regole e precauzioni: evviva la libertà!
Per carità, siamo tutti contenti se questa terribile pandemia sta mollando la sua presa virulenta, ma siamo sicuri che il pericolo sia terminato? La realtà ci dice che il Covid-19 non è ancora sconfitto definitivamente; dovremo fare i conti con lui ancora per un po’, senza sottovalutarlo.
Questa reazione di massa per certi versi è figlia anche di una informazione non corretta: per mesi ci è stata riversata una mole enorme di dati e informazioni che non abbiamo avuto il tempo di “digerire” per capire cosa stesse succedendo. Sono affiorati dal nulla un numero impressionante di esperti su una materia che praticamente a livello divulgativo nessuno conosceva; e si sono messi in conflitto tra di loro rispetto alle cause, all’entità del contagio e rispetto alle cure adeguate.
Ci sono state tre fasi: la prima è quella della paura che ci ha portato all’isolamento e al sospetto (l’idea del grande complotto internazionale, per esempio). Poi la fase della confusione, dove internet, televisione e giornali si sono copiati reciprocamente senza verifiche: così ognuno si è fatto l’idea che gli era più congeniale. Infine il rifiuto (la fase attuale): non ne possiamo più e non ci importa più nulla, tanto è lo stesso…
Il messaggio onesto da lanciare è semplice e chiaro: soprattutto le persone più fragili stiano ancora attente, e non serve che un vaccino sia obbligatorio per correre a farlo.

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