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Misericordia et misera, sintesi dell’Anno santo

“Relincti sunt duo: misera et misericordia”, poi il silenzio che fa cadere di mano i sassi della lapidazione. Queste bellissime parole di sant’Agostino nel suo commento al brano evangelico di san Giovanni della donna adultera che viene trascinata davanti a Gesù per essere giustiziata, fanno da incipit alla Lettera Apostolica di papa Francesco, atto finale dell’Anno giubilare della Misericordia e rilanciano il cammino che la Chiesa è chiamata a percorrere nel futuro...

Parole chiave: Anno santo (5), Letera Apostolica (1), Editoriale (380), Stefano Origano (141), Papa (148)

“Relincti sunt duo: misera et misericordia”, poi il silenzio che fa cadere di mano i sassi della lapidazione. Queste bellissime parole di sant’Agostino nel suo commento al brano evangelico di san Giovanni della donna adultera che viene trascinata davanti a Gesù per essere giustiziata, fanno da incipit alla Lettera Apostolica di papa Francesco, atto finale dell’Anno giubilare della Misericordia e rilanciano il cammino che la Chiesa è chiamata a percorrere nel futuro. Francesco definisce la pagina evangelica in questione “icona di quanto abbiamo celebrato nell’Anno Santo, un tempo ricco di misericordia, la quale chiede di essere ancora celebrata e vissuta nelle nostre comunità” (n. 1).
Dunque una sintesi del percorso compiuto e un programma per l’avvenire. Significa che il Giubileo non si può considerare un semplice evento temporale, ma un processo, per ora solamente iniziato, che chiede di essere compiuto con nuove consapevolezze e nuove opere.
È da leggere sotto questa prospettiva la decisione papale di non interrompere la presenza dei missionari della misericordia, la facoltà concessa a tutti i sacerdoti di assolvere dal peccato di aborto e ai sacerdoti della Fraternità di San Pio X di continuare a ricevere le confessioni, come pure la decisione di dare seguito all’iniziativa intitolata 24 ore per il Signore in prossimità della quarta domenica di Quaresima. Ulteriore segno concreto di questo Anno Santo straordinario è la decisione che si debba celebrare in tutta la Chiesa, nella ricorrenza della 23a Domenica del Tempo Ordinario, la Giornata mondiale dei poveri. “Termina il Giubileo e si chiude la Porta Santa. Ma la porta della misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata” (n. 16).
Questa lettera apostolica ripercorre tutti gli ambiti della vita della Chiesa, richiamando la “conversione pastorale” che lo Spirito Santo e le condizioni dei tempi impongono alla sua missione.
Appaiono già i punti cardine di questo cammino: la liturgia al centro della vita dei fedeli, dove il riferimento alla misericordia è performativo, cioè mentre la invochiamo con fede, ci viene concessa; recuperare il fondamento della sacra Scrittura che è il racconto delle meraviglie della misericordia; incrementare la confessione perché è il luogo dove Dio perdona e dà la forza di riprendere una vita riconciliata con tutti, più gioiosa e serena; esercitarsi nel ministero della consolazione, anche nel silenzio, perché a volte non ci sono parole per dare risposta agli interrogativi di chi soffre; riscoprire la bellezza della famiglia nonostante tante oscurità e proposte alternative; incrementare e inventare nuove opere di misericordia; promuovere il carattere sociale della misericordia basato sulla riscoperta dell’incontro con gli altri; infine non dimenticarsi mai dei poveri.
Ci sono cose nuove e cose antiche, e questo è da sempre il compito principale di chi si impegna nell’annuncio della fede in una società che cambia.

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