Editoriale
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Le famiglie che non fanno notizia ma esistono

Se provassimo a dare uno sguardo a tutto ciò che il mondo dell’informazione racconta sulla famiglia, ne usciremmo sconsolati: dissidi e divisioni che talora diventano tragedie dai contorni inestricabili sono all’ordine del giorno. Se è vero come è vero che fa più rumore l’albero che cade rispetto alla foresta che cresce, della famiglia abbiamo una descrizione il più delle volte patologica. Certamente non si possono negare i limiti e le fragilità delle quali non tanto l’istituto famigliare in sé ma piuttosto coloro che lo compongono sono portatori, ma sarebbe riduttivo e fuorviante se per comprendere la comunità posta alla base della nostra società, ci limitassimo a leggerne le vicende e i risvolti alla luce della cronaca nera o del numero di divorzi e separazioni.

Se provassimo a dare uno sguardo a tutto ciò che il mondo dell’informazione racconta sulla famiglia, ne usciremmo sconsolati: dissidi e divisioni che talora diventano tragedie dai contorni inestricabili sono all’ordine del giorno. Se è vero come è vero che fa più rumore l’albero che cade rispetto alla foresta che cresce, della famiglia abbiamo una descrizione il più delle volte patologica. Certamente non si possono negare i limiti e le fragilità delle quali non tanto l’istituto famigliare in sé ma piuttosto coloro che lo compongono sono portatori, ma sarebbe riduttivo e fuorviante se per comprendere la comunità posta alla base della nostra società, ci limitassimo a leggerne le vicende e i risvolti alla luce della cronaca nera o del numero di divorzi e separazioni.
Così pure ci troviamo sempre più spesso dinanzi alla famiglia come ambito sul quale vengono combattute battaglie ideologiche che puntano a voler riconoscere in essa altri tipi di unione. Insomma, “i media tendono a volte a presentare la famiglia come se fosse un modello astratto da accettare o rifiutare, da difendere o attaccare, invece che una realtà concreta da vivere; o come se fosse un’ideologia di qualcuno contro qualcun altro, invece che il luogo dove tutti impariamo che cosa significa comunicare nell’amore ricevuto e donato”. A dire questo è papa Francesco nel messaggio per la 49ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra questa domenica sul tema: “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”.
Insomma c’è un’altra famiglia, ci sono tante famiglie da raccontare che non hanno spazio nella cronaca di gran parte dei media, non fanno notizia ma esistono, non si trovano nel libro dei sogni e delle fiabe per la buonanotte ma vivono nei nostri paesi e nelle città. E chissà quante ne conosciamo! Genitori che con la loro esistenza ci mostrano cosa significhi apertura alla vita, accoglienza dei figli anche se portatori di qualche forma di disabilità, condivisione delle scelte esistenziali, capacità di perdonare, educazione cristiana della prole, assistenza e aiuto nei confronti di genitori e parenti anziani, disponibilità a mettersi in gioco nell’animazione di gruppi o in realtà di volontariato... Oltre all’impegno professionale svolto con competenza e dedizione. Ed il bello è che queste persone non si sentono dei supereroi senza macchia e senza paura, ma semplicemente padri e madri che condividono l’amore e l’educazione ricevuta, con semplicità e senza esibizionismi.
Oggi chi fa informazione e si trova tante volte a scegliere le notizie da mettere in pagina tra le migliaia che gli arrivano da ogni parte sullo schermo del computer, dovrebbe recuperare l’attività del cronista di un tempo che le notizie andava a scovarle sul territorio, trovando anche le storie positive, in modo che il racconto della bellezza del fare famiglia – pur senza negare fatiche e difficoltà – non diventi l’eccezione che conferma la regola secondo cui il bene non fa notizia.

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