Editoriale
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La signora nessuno

Non se n’è accorto nessuno. È un anno e mezzo che la signora Cristina in giro non si vede. Non la si incrocia al supermercato con le borse della spesa, in chiesa o alla posta. E non si tratta di una persona anziana perché non faceva manco sessant’anni. Viveva da sola. Conduceva una vita riservata. Era senza lavoro. Divorziata e senza figli. Aveva un’amica nell’appartamento vicino che però due anni fa si era dovuta trasferire. Non aveva più rapporti nemmeno con la madre...

Parole chiave: Editoriale (402), Renzo Beghini (62), Solitudine (10), Morte (13)

Non se n’è accorto nessuno. È un anno e mezzo che la signora Cristina in giro non si vede. Non la si incrocia al supermercato con le borse della spesa, in chiesa o alla posta. E non si tratta di una persona anziana perché non faceva manco sessant’anni. Viveva da sola. Conduceva una vita riservata. Era senza lavoro. Divorziata e senza figli. Aveva un’amica nell’appartamento vicino che però due anni fa si era dovuta trasferire. Non aveva più rapporti nemmeno con la madre.
Ci siamo accorti di lei per l’odore insopportabile.
Però la cassetta della posta era piena zeppa. C’erano tutte le bollette a partire da dicembre 2016. Nel frattempo le è arrivato addirittura lo sfratto per morosità – in gergo tecnico – la notifica di decadenza dell’assegnazione dell’alloggio popolare. Anche le forniture di acqua-luce-gas erano state tagliate dopo i vari solleciti. Eppure fino alla sua morte non aveva mancato o ritardato un solo pagamento. E sì. Perché puoi pure morire solo come un cane senza che nessuno per mesi se ne accorga, ma se non paghi regolarmente, stai certo che qualcuno se ne accorge.
Il ‘grande fratello’ delle fatture e delle bollette se ne accorge.
I vicini avevano più volte bussato e suonato. L’avevano cercata anche all’ospedale. Da tempo avevano avvisato l’Agec della concomitanza fra l’assenza della signora Cristina e il fetore che proveniva dal suo alloggio. Ma è stato loro detto che la signora probabilmente era in una comunità. Già la scorsa estate l’odore era insopportabile. Da qualche settimana inoltre uno sconosciuto aveva fatto del balconcino della signora Cristina il suo giaciglio notturno. Finché vista l’inerzia dell’Agec, alcuni condomini decidono di chiamare direttamente i vigili del fuoco per capire e risolvere all’origine la questione.
Di tutta la vicenda, non solo è inaccettabile morire in questa desolazione e solitudine. Ma ci sembrano altrettanto ridicole le dichiarazioni delle istituzioni e della politica della nostra città. L’assessore di competenza ‘irritato per l’accaduto’ – scrive il giornale locale – ha affermato: «Qualcuno pagherà. Chi ha sbagliato deve pagare». Ma pagare per cosa? Per aver mandato solleciti di affitto e bollette?
La capogruppo comunale dei 5 stelle, sollecita addirittura un’istruttoria circa le responsabilità individuali «perché a Verona le persone bisognose devono sapere che il Comune si occuperà di loro». Chiede inoltre il commissariamento dell’Agec perché l’ente «ha mancato il suo obiettivo primario: la cura del prossimo». La cura del prossimo? Mica stiamo parlando della San Vincenzo. Compito dell’Agec non è la gestione degli edifici comunali?
Ma voi dov’eravate? E quando vi siete accorti della signora Cristina?
Il problema non è che qualche funzionario all’Agec non ha preso sul serio le richieste dei condomini sull’odore proveniente da quell’alloggio. La questione che deve interrogare la coscienza di tutti è che della scomparsa della signora Cristina non se n’è accorto nessuno. Ce ne siamo accorti solo per il fetore insopportabile.
Al di là dei facili moralismi, l’isolamento, la solitudine, la perdita degli affetti e la mancanza di punti di riferimento da parte di anziani ma anche non, sono fenomeni sociali che ci devono interpellare. Diverse città hanno già avviato programmi e reti di protezione sociale, che significa visite regolari, sensibilizzazione del vicinato, ma anche semplici telefonate per verificare le condizioni di salute degli anziani soli. L’assessore ai servizi sociali del Comune di Verona ha proposto – giustamente – il portierato sociale. Un progetto per contrastare la tendenza all’isolamento causata da fragilità economiche, culturali, etniche, linguistiche, legate all’età o al contesto sociale. Una comunità competente è indispensabile. Ma la storia della signora Cristina è questione che interroga tutti. Per questo anche solo suonare il campanello del vicino per chiedere come sta, può fare la differenza. Perché c’è un livello di attenzione e interesse sociale che questa vicenda contesta, e che solo un sussulto collettivo delle coscienze può efficacemente risvegliare. Per non trovarci a ricordare ancora un signor nessuno.

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