Editoriale
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Muore in casa e se ne accorgono dopo due anni

In un tempo come il nostro dove si cerca una definizione per ogni cosa, anche la più assurda, quanto accaduto la settimana scorsa a Ponte di Nona, quartiere dormitorio di recente edificazione ad est di Roma, troverebbe posto nella categoria dei “drammi della solitudine”. Ovvero persone trovate senza vita tra le mura di casa senza che nessuno si sia accorto di nulla o le abbia cercate...

Parole chiave: Editoriale (402), Alberto Margoni (64), Persone sole (1)

In un tempo come il nostro dove si cerca una definizione per ogni cosa, anche la più assurda, quanto accaduto la settimana scorsa a Ponte di Nona, quartiere dormitorio di recente edificazione ad est di Roma, troverebbe posto nella categoria dei “drammi della solitudine”. Ovvero persone trovate senza vita tra le mura di casa senza che nessuno si sia accorto di nulla o le abbia cercate. Eppure la vicenda del rinvenimento del cadavere di Maria Carmela Privitera, ex insegnante 63enne, supera ogni limite. Qui infatti non c’entrano paroloni come amicizia, fraternità, buon vicinato, carità cristiana... Ci si può fermare molto prima: semplicemente è venuto meno da più parti il normale rapporto umano. Il perché è presto spiegato. Lo scorso 17 settembre un ufficiale giudiziario inviato dal tribunale bussa alla porta della signora per eseguirne lo sfratto, essendo morosa. Non avendo ricevuto risposta, con una certa difficoltà – le chiavi di casa erano inserite nella toppa dall’interno – provvede a far saltare la serratura e rinviene il corpo semi-mummificato della pensionata riverso per terra accanto al letto, in un contesto nauseabondo. Un inquilino del piano di sopra dirà di aver sentito per la prima volta quel tanfo orribile nel gennaio 2014 (avete letto bene: venti mesi prima!). Il che lascia presagire che sarebbe morta due anni fa! Ma la cosa che suscita orrore e sdegno è che dopo aver avvertito l’amministratore del condominio, il proprietario dell’alloggio, le forze dell’ordine e l’Asl senza aver ottenuto risposte soddisfacenti, gli inquilini hanno pensato bene di sigillare con del nastro adesivo trasparente la porta dell’abitazione della signora, così da eliminare le fessure che permettevano all’odore di propagarsi sul pianerottolo e per le scale. Insomma: visto che non si poteva risalire alla causa, hanno provveduto ad eliminare gli effetti indesiderati! Ed ora, dopo le accuse di insensibilità lanciate dai media, si assiste allo sport nazionale per eccellenza: il rimpallo delle responsabilità, altrimenti detto scaricabarile. Come sempre nessuno è colpevole. O meglio: non è colpa dei vicini tutt’altro che insensibili, bensì delle autorità preposte che non sono intervenute, delle lungaggini burocratiche, del rimpallo di competenze... Insomma, la solita solfa.
Se quanto accaduto merita di entrare a pieno titolo nella categoria degli orrori, va pure detto che i coinquilini del palazzo di viale Francesco Caltagirone dovrebbero impegnarsi a visitare regolarmente la tomba di Maria Carmela, pregare per la sua anima, far celebrare delle Messe, procurare fiori freschi per la tomba e pagare le spese della corrente elettrica per la lampada votiva. Infatti le stesse cronache raccontavano che la fiamma del fornello in casa Privitera era ancora accesa e vi era una grossa pentola abbandonata sul fuoco. Se l’appartamento – che pure recava sulla porta il numero 17 – si fosse incendiato, c’è da scommettere che gli ignari vicini avrebbero preso qualche misura più drastica del sigillare la porta con lo scotch! Ma per fortuna loro questo non è avvenuto.

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